Vela, Global Ocean Race - La terza tappa della Global Ocean Race, il giro del mondo a tappe in doppio, partita il 29 gennaio da Wellinghton in Nuova Zelanda, si è conclusa domenica scorsa a Punta del Este in Uruguay dopo 35 giorni per Marco Nannini ed il suo coskipper Hugo Ramon che, piazzandosi secondi alle spalle di Cessna Citation, hanno così realizzato una bellissima prestazione. Durante le cinque settimane di navigazione, necessarie a percorrere oltre undicimila chilometri, gli equipaggi dei cinque Class 40, barche a vela di dodici metri, hanno dovuto affrontare condizioni meteo estreme tipiche di quelle latitudini, caratterizzate da tempeste ed iceberg e dal temuto passaggio di Capo Horn al punto che, già nella prima settimana, Campagne de France e Buckley Sistems, sono state costrette ad abbandonare la competizione a causa di avarie e rotture.
La seconda settimana di regata è stata caratterizzata ancora da forti burrasche con venti contrari che hanno messo a dura prova gli equipaggi ancora in navigazione; in particolare il team di Phesheya Racing ha riportato l'avaria di entrambi i piloti automatici ma è poi riuscito ad effettuare una riparazione di fortuna ed a proseguire la tappa seppure con forte distacco. I dieci giorni successivi hanno regalato alla flotta un momento di tregua con condizioni meteo tranquille rendendo la navigazione molto tattica. Marco Nannini sfruttando alcune occasioni recupera il distacco dalla barca leader per poi puntare decisamente a sud sfiorando i 60 gradi di latitudine nel territorio degli iceberg: una mossa azzeccata che lo porta per la prima volta in testa alla regata anche se il momento di gloria dura appena un weekend dato che Cessna Citation riesce nuovamente a superarlo.
A circa due giorni da Capo Horn la svolta: le previsioni meteo che le barche hanno ricevuto via satellite segnalano una pericolosissima perturbazione con colpi di vento ad oltre cento chilometri all'ora proprio in contemporanea al delicato passaggio. L'equipaggio di Cessna Citation, trovandosi in vantaggio, riesce a doppiare il capo prima del culmine della tempesta mentre invece Marco Nannini è costretto ad una strategia difensiva per salvaguardare l'incolumità della barca e dell'equipaggio e decide di rallentare per far passare davanti a se il centro della depressione evitando così di subire danni ma lasciando però un buon vantaggio ai primi. Il 23 febbraio Marco Nannini, seguendo la scia di Cessna Citation supera Capo Horn, entrando a far parte del ristrettissimo club dei velisti che hanno avuto l'onore di doppiare il più temuto dei capi al mondo.
La risalita del'Oceano Atlantico, con le tre barche ormai in posizione ben distanziate, non fa altro che sancire in via definitiva la classifica finale della regata che vede lo skipper torinese conquistare un bellissimo secondo posto di tappa ed anche in classifica generale. "Questa era la tappa più difficile di tutta la regata – sono le parole di Marco Nannini da poche settimane nominato Velista Italiano dell’Anno - ed il mio obiettivo numero uno era quello di arrivare in sicurezza, cosa che si è dimostrata giustissima dato che proprio i due equipaggi più esperti con le barche meglio preparate sono stati costretti al ritiro. Per me la soddisfazione è indescrivibile sia sul piano sportivo che umano: il giro del mondo è una maratona, non uno sprint, ed essere sul secondo gradino del podio dopo Capo Horn supera di gran lunga ogni mia aspettativa, ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi ed a sostenermi".
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