Vela, Globel Ocean Race - Diario di Marco Nannini. "La radio VHF per la prima volta dopo un mese ha rotto il silenzio poco prima delle 6 del pomeriggio ora locale, il direttore della regata Josh Hall ci ha chiamato per dirci che ci stanno venendo in contro con un gommone, ci siamo, siamo a Wellington.
Il gommone ci ha girato in torno varie volte con le videocamere a riprendere il nostro arrivo sotto un cielo cupissimo e minaccioso, finalmente incrocio lo sguardo di Ella, arrivata la mattina dello stesso giorno da Londra e un po' emozionato continuo a timonare verso la linea del traguardo. Il finale non e' stato certo regalato, travolti da 35 nodi di vento sul muso nella baia di Tasmania siamo dovuti andare a cercare riparo sotto costa prima di affrontare il temuto stretto di Cook, dove abbiamo faticato bordeggiando in un onda corta e difficile a guadagnar terreno ad un certo punto siamo stati sorpresi da un nuvolone scuro e per una mezz'ora a mala pena riuscivamo a muoverci sotto vilente raffiche, pioggia ed un mare nervoso coperto di spuma bianca. Noi, infreddoliti, stanchi avevamo pero' un sorriso sul volto, sapendo che fra poco ci saremmo goduti una doccia calda e un pasto caldo a terra.
Avvicinandoci a Wellington harbour, con perfetto timing cinematografico, 4 delfini sono venuti a giocare con noi, saltando gioiosi quasi a darci il benvenuto in Nuova Zelanda.
La barca del comitato ci ha seguito fino alla linea di traguardo dove hanno sparato un colpo di fucile e una tromba a segnalare ufficialmente che avevamo finito la seconda tappa della Global Ocean Race. Un giudice di regata e' salito a bordo per controllare i sigilli del motore e delle dotazioni di sicurezza mentre Ollie e il cameraman Clive ci hanno intervistato a caldo.
Arrivati vicini alla marina abbiamo calato la randa per scoprire che il motore pur accendendosi non ingranava le marce, siamo quindi stati trainati fino al nostro posto barca a Queen's Wharf dove ora Financial Crisis si riposa con il GPS che legge 0.0 nodi. Siamo esattamente dall'altra parte del mondo rispetto all'Europa e a meta' strada di questa incredibile avventura.
Sceso a terra finalmente gli abbracci e i baci di Ella che era arrivata da Londra la mattina stessa, poi ci sono state due bottiglie di Champagne con le quali io e Hugo abbiamo spruzzato la folla e l'un l'altro: ce l'abbiamo fatta, la gioia e il sollievo sono immensi, abbiamo affrontato 7000 miglia di navigazione fra i mari piu' difficili al mondo, travolti da burrasche e venti fino a forza 10, abbiamo danneggiato vele e materiali ma siamo ora pronti a riposarci e ripartire per i preparativi della prossima tappa.
Il piazzamento e' un quarto posto che per noi vale molto di piu', finire a meno di 24 ore da Ross Field su BSL che e' con questo al suo sesto giro del mondo, ed aver riagguantato Campagne de France condotto da Halvard Mabire, navigatore di esperienza leggendaria ci riempe di orgoglio. La conferma arriva proprio da loro che appena scesi a terra ci sono venuti a stringere la mano e salutare come se avessimo appena vinto la tappa, visto anche che noi abbiamo una barca di prima generazione e loro certo non si aspettavano che potessimo stargli cosi' stretti alle calcagna (alla prima tappa ci avevano staccato di oltre una settimana).
Ora cominciera' lo sgradevole compito di fare il conto dei danni subiti durante questa tappa e farci fare i preventivi per le riparazioni, abbiamo gia' ricevuto enorme supporto da amici e appassionati di ogni dove e se voleste darci una mano potete farlo tramite la scherzosa pagina web www.marconannini.com/it/aiutaci che avevamo creato piu' per gioco e che si sta trasformando in un'importante fonte di insperato aiuto per il nostro esiguo budget di regata".
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