Un colpo di cannone ad ogni partenza di classe. Inizia così la Middle Sea Race con la folla assiepata su entrambe le rive di Marsamxett Harbour e la flotta di spettatori in mare in preda ad una febbre da stadio. La linea di partenza è compressa in uno spazio molto limitato, tra i bastioni di Valletta risalenti al XVI secolo e Fort Manoel, struttura risalente al XVIII secolo. Ogni mezzo metro di spazio è conquistato dai regatanti faticosamente. Per le 77 barche partecipanti alla 29esima edizione della regata, il via in questo straordinario scenario è stato appassionante e carico d'adrenalina.
Tutte le partenze eccetto una si sono svolte senza difficoltà, fatto sorprendente dato il fievole vento da nord-ovest. Forse meno sorprendente, invece, il fatto che il 100 piedi Rapture, lo yacht più grande della flotta, si è ritrovato oltre la linea di mezza lunghezza. Il colpo di cannone deve essere apparso come una severa ammonizione all'equipaggio composto di 19 velisti. Non fosse stato per il fatto che solo otto yacht erano nella sua partenza, Rapture avrebbe faticato parecchio a rientrare sulla linea.
La prima partenza è stata lenta e laboriosa. Airmalta Falcon (MLT), con il sedicenne Matthew Scicluna al timone, si è districato abilmente sull'affollata linea portandosi dalla parte meno favorita del campo verso Valletta. Mentre davanti agli spettatori assiepati sulle gradinate del Royal Malta Yacht Club si formava un vero e proprio ingorgo di barche, il giovane timoniere perseguiva il suo piano in tutta calma conquistando un buon vantaggio sul resto della flotta. Alla fine, però, è stato Spirit of Ad Hoc (FRA) con Thierry Bouchard nel ruolo di skipper, a indovinare la tattica migliore, raggiungendo per primo la boa all'ingresso della baia e conducendo la flotta lungo la costa settentrionale di Malta, fino al giro di boa di St Paul's Bay. All'inseguimento di Spirit of Ad Hoc procedevano nell'ordine Vae Victis (ITA), Aziza (MLT), Airmalta Falcon e Belka (CZE). Bouchard, con grande tenacia, ha mantenuto il comando della flotta, incluse le barche più grandi, fino a St Paul doppiando la boa nuovamente primo. Poco dopo, inevitabilmente, Spirit of Ad Hoc è stato sorpassato, ma dopo una simile performance, il morale dell'equipaggio francese rimarrà senza dubbio alto.
La seconda partenza sembrava meno problematica, invece nuovamente le barche vicine al comitato di regata, dalla parte di Fort Manoel, sono rimaste completamente senza vento. Gasan Mamo Comanche Raider II, il nuovo yacht di Jonas Diamentino, è riuscito miracolosamente a districarsi dagli avversari, tagliando la linea con un buon passo e allungandosi bene sul resto della flotta. Nel frattempo, invece, Tim Camilleri effettuava una partenza tutta da dimenticare, ritrovandosi senza vento sotto il mastodontico Bastione di St Andrew; forse a causa di un malinteso con l'equipaggio prevalentemente russo a bordo di Vikesha (MLT).
La terza partenza ha visto come protagonista il TP52 RAN (GBR) di Niklas Zennstrom, co-fondatore di Skype, partito bene con una brezza apparentemente crescente. Invece, non appena una nube ha oscurato il sole, il vento è nuovamente calato. Ciò nonostante, l'alto albero e il generoso piano velico hanno consentito all'equipaggio professionista di RAN, con Tim Powell al timone e Adrian Stead alla tattica, di trovare un buon passo e uscire dalla baia in velocità. Anche Bella Donna (ITA) ha fatto una buona partenza, mentre Acaia Cube (ITA) di Claudio Amendola ha copiato le sue sorelle più piccole rimanendo a lungo abbonacciato sotto il Club.
Per la quarta partenza il vento è rinfrescato di nuovo. Moneypenny (USA) di Jim Swartz, con Gavin Brady e Francesco de Angelis in pozzetto, è partito a metà linea insieme ad Alegre (GBR) di Andre Soriano, con Stuart Childerley in equipaggio; i due si sono avviati spediti sul percorso, lasciando Rosebud/Team DYT di Roger Sturgeon ad arrancare nei loro rifiuti. L'equipaggio di Sturgeon, che per questa regata include l'abile velista maltese Christian Ripard, avrebbe preferito una partenza migliore, ma non sarà certo questo piccolo contrattempo a scoraggiare il vincitore della Rolex Sydney Hobart 2007.
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