lunedí, 10 novembre 2025

MINI TRANSAT

Mini Transat, ovvero come rimangiarsi ogni decisione appena presa

mini transat ovvero come rimangiarsi ogni decisione appena presa
Roberto Imbastaro

Si parte alle 15, anzi no. Alla Mini Transat l’unica certezza è che non c’è mai una certezza. Anzi una certezza ora l'abbiamo: che l'appellativo di Re Tentenna dato a Carlo Alberto di Savoia gli sia stato affibbiato proprio per l'origine francese del casato. Qualsiasi decisione venga presa ha l’altissima probabilità di essere smentita dopo qualche ora (se va bene) se non dopo cinque minuti. Non va bene, assolutamente no. Specie quando questi “esperti” hanno tra le loro mani la sorte non solo sportiva di tanti ragazzi appassionati che si accingono a fare la regata dei loro sogni su un 6.50. Anche l’ultima decisione, senza entrare nel merito dell’annullamento della prima parte di regata, quella del trasferimento verso Sada, si è rivelata fallimentare. Questa notte altri 10 ministi che, durante quella che doveva essere la prima tappa, avevano fatto scalo a Gijon, sono giunti a Sada. Il trasferimento è stato durissimo: raffiche a 40 nodi e onde che hanno colpito le imbarcazioni anche in malo modo (il 7 novembre Katrina Ham si è ribaltata ed è caduta in acqua).

Poche le ore per recuperare, anche se la direzione di corsa ha cambiato idea, spostando la partenza delle 15 alle 17:30, adducendo, tra le altre, la motivazione di concedere qualche ora di più a chi era giunto a Sada nella notte. Oltretutto, specifica un comunicato, ritardando leggermente la partenza i ministi dovrebbero beneficiare di un vento più favorevole a Capo Finisterre, con solo 25 nodi invece dei 30/35 previsti con partenza ore 15:00. Era proprio una bella idea quella di far partire dopo nemmeno 24 ore dei ragazzi sfiniti e mandali di nuovo contro una bella perturbazione! Non è che così sia molto meglio, ma accontentiamoci.

 

Tutti a Pointe-à-Pitre, quindi, al di là dell'oceano. Lanzarote dovrà comunque essere raggiunta: il comitato di regata ha fissato al largo di Arracife una boa che gli skipper dovranno contornare prima di potersi lanciare nella traversata oceanica. Si tratta della più lunga tappa nella storia della Mini Transat, che trasforma la regata inizialmente prevista in qualcosa di nuovo.

Giancarlo Pedote (Prysmian), il più penalizzato da questo stop, commenta così la situazione e la nuova Mini Transat che li attende: 

"Per quanto riguarda la decisione di riunire le due tappe in una unica, temo che alla base ci siano delle motivazioni legate agli obblighi dell'organizzazione. Il fatto che dovremo raggiungere il largo di Arracife prima di fare rotta verso la Guadalupa, conferma questo sospetto.

Indubbiamente mettere una boa alle Canarie potrà permettere a chi ne avrà bisogno di fermarsi (come previsto dal nuovo programma di regata), ma sarebbe stato interessante fissare una porta un po più a nord delle Canarie, per creare una rotta più diretta e quindi più breve. Quello che temo è che molti ragazzi che avevano comprato un biglietto di 2700 miglia da Lanzarote a Guadalupa, si troveranno con difficoltà a dover gestire una tappa di 3700. Si tratta di una tappa molto lunga che per molti sarà estenuante, e non è da escludere che qualcuno possa restare senza cibo e senza acqua. Tutto si può fare, però mi sembra tutto molto al limite, soprattutto considerando le condizioni della partenza.

Partire domani alle 15.00 significa dover affrontare una prima notte che vedrà un anticiclone molto forte con un passaggio di un fronte freddo e delle raffiche a 30-40 nodi di aria fredda. E ricordo per chi non naviga da queste parti che in Atlantico si sente molto la differenza tra aria fredda e aria calda, l'aria fredda è molto più compatta e la raffica è molto più violenta. Quello che temo è che durante le prime 48 ore di regata ci saranno molti abbandoni e che alle Canarie si fermeranno molte barche. Probabilmente alcune si fermeranno anche, prima perché la discesa fino alle Canarie sarà molto robusta.

In ogni caso all'arrivo a Guadalupe, in base a ciò che ho detto potremo fare un bilancio."

Tutti i ragazzi italiani sono gasati all’idea del grande salto. Ad Andrea Iacopini (Umpa Lumpa),  piace l’idea della tappa unica. Con il nuovo percorso della Mini Transat è come riscoprire lo spirito avventuriero di una navigazione in solitario.” Sulla stessa linea di pensiero, parlano di una tappa storica Alberto Bona (Onelinesim.it) e Michele Zambelli (Fontanot).

Più attenti ai problemi Federico Fornaro (Raws New Jolie Rouge) che ha il “solo il pensiero di preparare la barca al meglio. Tutto verrà fuori quando mollerò gli ormeggio” e Federico Cuciuc (Your Sail) che tira fuori le sue emozioni:
“Paura. Fiducia. Gratitudine. Fin qui è stato il momento della ostinazione, ora arriva il momento della velocità!! Pure troppa!!: è tutto esasperato in questa Transat!! Ma è comunque un privilegio essere qui, avercela fatta”.

Purtroppo Davide Lusso (MaStep) stamattina ha annunciato che per lui era venuto il momento di abbandonare la corsa. “Ieri mattina dopo una notte di riflessione ho deciso di porre fine all’epopea Mini Transat 2013. Purtroppo per me non vi era altra scelta. Lo scafo continua a fare 30 litri d’acqua al giorno dopo il crash con Federico. Ho strappato il fiocco in un groppo sabato mattina davanti a capo Ortegal e in 24 ore non era possibile riparare tutto e preparare una regata di 3700 miglia. Quindi ieri mattina ho messo la prua su Gijon dove sono arrivato nella notte”.

A tutti Buon Vento e vinca il migliore. E noi sappiamo chi è! Anche se gli avversari non mancano e non scherzano.

 


11/11/2013 23:23:00 © riproduzione riservata






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