Non sono dell’airbus del volo AF 477 dell’Air France i rottami recuperati in mare. Lo rende noto il generale Ramon Borges Cardoso, direttore del Dipartimento per il controllo dello spazio aereo dell’Aeronautica brasiliana. I pezzi recuperati fino a questo momento sono risultati appartenere ad una nave. Anche la lunga scia di residui oleosi che si intravedeva dalle riprese aeree non può appartenere al volo Af477: la macchia d’olio, infatti è estesa per circa 20 km e non può essere stata prodotta dai motori dell’AF477 che hanno una capacità massima di circa 50 litri per ogni motore. A questo punto dove è finito l’Airbus A330? I messaggi automatici lanciati dall’aereo che segnalavano problemi elettrici lo posizionavano molto più vicino alle coste del Senegal, mentre la stime dell’Aviazione brasiliana lo davano a circa 350 km a nord est di Fernando di Noronha. Poi la segnalazione di luci arancioni simili a fuochi in acqua da parte dei pilori di un volo commerciale della TAM e il ritrovamento dei detriti proprio in quella zona hanno fatto convergere li le ricerche. La sensazione è che ora si brancoli nel buio più completo non solo sulle cause del disastro, ma anche sulla posizione dell’aereo al momento dell’incidente. Ai comandi c’era un pilota con 11.000 ore di volo e due copiloti che insieme ne sommavano altrettante. Possibile che siano tutti impazziti a bordo? Che volassero a una velocità troppo lenta e quindi pericolosa come ha comunicato oggi da Parigi l’Agenzia nazionale per la sicurezza dei voli? Che volassero più bassi del dovuto in presenza di una perturbazione consistente? Che nessuno dei tre abbia lanciato un mayday? C’è la sensazione che tutto debba ricominciare da capo a partire dalla ricerca delle cause: nessuno, nemmeno qualche mitomane ha rivendicato questo come un attentato e l’ipotesi di un errore umano è praticamente impossibile.
“Abbiamo la fortuna di portare il nome dell’Italia nel nostro brand, e vogliamo che ogni componente, ogni fibra, ogni finitura parli la lingua del nostro saper fare"
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