Michele Zambelli è arrivato secondo alla Mini Transat passando il traguardo alle 23:52:49 ora francese. L’ora di Parigi. Non diciamo che ha conquistato il secondo posto perché non si conquista niente mentre dall’altro capo dell’Oceano negli stessi minuti l’umanità sta perdendo una sanguinosa battaglia.
Perché scrivere comunque di vela dopo una notte quasi insonne? Perché è così che si vince contro la barbarie. Continuando ad andare avanti, magari in ginocchio, ma senza cedere di un millimetro. Neanche un accenno su quanto accaduto da parte degli organizzatori della Mini Transat. Né nelle dichiarazioni degli atleti. W gli ordini di scuderia. W gli sponsor. Luke Berry alle 5:00 di questa mattina (ora francese) dedicava il suo secondo posto assoluto ai colleghi che avevano rotto la barca. Non è la prima volta che ci troviamo a criticare gli organizzatori della Mini Transat e il loro essere succubi di logiche commerciali. Era accaduto già nel 2013. Accade ora.
Su una cosa siamo d’accordo: bisogna andare avanti e quindi ecco l’intervista a Michele Zambelli fatta all’arrivo.
Questa seconda tappa è una rivincita sulla prima?
«Non proprio. Durante la prima tappa, mi sono affidato alla mia intuizione, alle pippe mentali che mi ero fatto. Ho immaginato schemi meteo, strategie. Non ha funzionato. A Lanzarote, ho avuto il tempo di digerirlo. Così, per la seconda tappa, ho deciso di non farmi domande e di seguire alla lettera le istruzioni del nostro router, Jean-Yves Bernot. Mi sono concentrato su come far andare la barca prima di tutto. Sapevo di avere una barca a posto e la sola cosa che ho rotto è stata una drizza.".
C’è stato un momento di difficoltà in questa tappa?
"Si, quando ho rotto la drizza il quarto giorno. In un primo momento, ho pensato che la Transat era rovinata. Poi mi sono ripreso e ho deciso di continuare. Con Ludo e Luke abbiamo passato un po' di tempo insieme. E con Luke abbiamo guadagnato terreno su Clement e Axel. E’ stato stimolante. Per me è stata anche una novità: tutti questi ragazzi si conoscono, e sanno qual è il livello di ognuno. Io sono arrivato in un mondo per me sconosciuto e solo in questa seconda tappa ho potuto confrontarmi, avere degli elementi per valutare la mia velocità rispetto a loro.”.
Quindi hai scoperto cose nuove in questa seconda tappa?
"Questo è la mia quinta transat. Mi piace passare il tempo in mare. Questa volta, ho sentito in maniera forte la componente spirituale nel corso di questa traversata. Ho pensato che questo era il mio destino…. sapevo che il mio destino era quello di finire ben piazzato. Ho vissuto queste sensazioni e non posso dire che siano proprio normali. Ho guardato le stelle e ho pensato che ci fosse qualcosa sopra di me che mi ha spinto. Questa è la mia ultima gara in Mini; io sono in questo circuito dal 2009, quando ho fatto la traversata su una barca di accompagno, ed ora non posso che essere grato per essere riuscito a terminare in questo modo la mia esperienza”.
Hai appreso delle cose su te stesso?
"Sì, ho passato un sacco di tempo alla barra, soprattutto di notte. La mia ragazza mi ha registrato dei libri e ho trascorso le mie notti ad ascoltare la sua voce narrante. Dei filosofi, ma anche Giulio Verne e 20.000 leghe sotto i mari. L’ho ascoltato due volte. Tutto questo mi ha fatto pensare molto, ma sulla vita, non sulla barca. Ho imparato un sacco di cose, tra cui che ora sono più forte di prima. Molte volte ho avuto l'occasione di avere cali di morale, ma non ci sono cascato, sono riuscito a guardare avanti. In realtà mi sono anche reso conto che la transat del 2013, con i suoi 25 giorni, ci aveva cambiato un po’ tutti. Qui sono stati “solo” 13 giorni e mi sono sentito davvero molto forte”.
E’ stata malgrado tutto una transat molto impegnativa
“Questa Transat non è stata facile, e sono contento di essere il primo straniero all’arrivo. In Italia, la navigazione è molto diversa, e questo l’ho pagato nella prima tappa. Sia Alberto (Bona ndr) sia io, non abbiamo davvero ascoltato il meteo. Ora ho seguito i consigli del guru, Jean-Yves Bernot, senza fare domande. E’ stato tutto più irreggimentato, meno divertente ma più efficace ".
Hai passato momenti di dubbio, ma anche momenti di piacere
"L'arrivo non è stato un momento divertente. Luke stava poco dietro e sono stato stressato fino al traguardo. Ho avuto alcuni buoni momenti, ma nessuna cosa così grande da essere entusiasta. Il mio morale sta diventando sempre più uniforme. Non è molto bello, ma è così che si vincono le gare".
Che cosa hai imparato da questi anni di Mini?
"E' stata una vera e propria scuola, la Classe Mini. È così che ho imparato a cercare sponsor, lavorare sulla mia barca, a fare tutto. Ora mi piacerebbe vedere cosa c’è nella vela anglosassone. E poi, visto che in Francia c’è la possibilità di far navigare i bambini anche in tenera età, fare la stessa cosa in Italia, creare una struttura a casa mia, a Rimini, per far nascere tra i giovani la vocazione per la vela d’altura. Ma ci vogliono le risorse. Per farlo e divertirsi ci vogliono i mezzi. Con il 788, mi sono divertito. Sapevo che se avessi attaccato, avrei potuto fare qualcosa di buono. La prima cosa che farò domani rientrando in Italia sarà questo, portare i giovani a navigare. "
Luke Berry è al terzo posto a 26 minuti da Michele, Ludovic Mechin 4° a 40 minuti. L’umanità ultima a 578 anni di distanza, tanti quanti ne passano tra il calendario degli assassini e il nostro.
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