Ai ‘Giochi del Mare' vince il binomio sport e disabilità con il pluriprimatista Makula e la subacquea che permette di superare ogni forma di disabilità. Classe '54, 28 volte record mondiali in apnea in diverse specialità, l'atleta romano Stefano Makula è anche campione di ‘sensibilità'.
Ha preso il via a Vindicio di Formia la preparazione teorica e pratica alla subacquea tutta dedicata ad un gruppo disabili accumunati dalla passione per il mare e dalla voglia di superare barriere architettoniche e psicologiche. Promossa dall'Assessorato alle Politiche Sociali della Regione Lazio, l' iniziativa permetterà ad una gruppo di dieci ragazzi con disabilità di diverso tipo di apprendere i primi rudimenti per potersi immergere in tutta sicurezza e farsi rapire dalle bellezze dei fondali del Golfo di Gaeta. In programma fino al 20 giugno, l'iniziativa prevede due ore di preparazione teorica ed altrettante di pratica in mare. Una passione che Makula coltiva da sempre quella che lo porta ad insegnare i segreti della subacquea ai disabili. "Sono sempre stato interessato al rapporto tra sport e disabilità. Ho iniziato a lavorare con i non vedenti - ha spiegato l'atleta - vent'anni fa, mentre è da circa quattro anni che mi occupo attivamente di fare formazione a disabili di vario tipo". Mai quanto nella subacquea la disabilità invece che un limite diventa un vantaggio. "L'apnea - continua Makula - si presta molto alla formazione per portatori di handicap perché anche un normodotato sott'acqua si ritrova nella condizione di un non vedente.".
L'acqua, dunque, come comune denominatore che permette di superare ostacoli di ogni tipo, seppur con i dovuti accorgimenti tecnici per garantire la massima sicurezza ai subacquei.
"In acqua le differenze si azzerano: in un corso di questo tipo - ha sottolineato il pluricampione - occorre fare attenzione alle singole necessità e le difficoltà sono limitate alla fase del trasbordo in mare. All'inizio si andrà a 5 o 6 mt, anche se anni addietro con un tetraplegico sono sceso fino 40 mt. Rispetto ai normodotati i disabili hanno più coraggio ed entusiasmo". Tra i partecipanti all'iniziativa, Massimo Meschino, 37 anni con disabilità motoria agli arti inferiori incarna appieno una delle maggiori problematiche legate al rapporto tra sport e disabilità. "Prima dell'incidente ero ‘malato' per il mare - ha spiegato - ma adesso sono costretto a raggiungere San Felice al Circeo, una delle poche zone del litorale laziale attrezzate a questo tipo di pratica e privo di barriere architettoniche". Con grande autoironia Mario Tarquito, disabile di 36 anni, ha confessato "ho cominciato a praticare la subacquea anni fa. Sono stato uno dei primi, ho fatto da cavia. E' andato tutto bene ed ho proseguito vista la grande passione".
Una passione quella di Makula per la subacquea coltivata sin dall'età di 14 anni quando preferì avere in regalo, piuttosto che un motorino, una tenda da campeggio con la quale trascorse l'estate in Grecia e Turchia a fare immersioni. "In Turchia a 14 anni - ha ricordato Makula - ho incrociato uno squalo bianco. Con me avevo soltanto un piccolo fucile subacqueo: ho pensato di morire con dignità. Lo squalo invece mi ha visto e per fortuna se n'è andato via". Makula ha iniziato nel lontano '77 al fianco dei mitici Maiorca e Mayol.. Nella storia è rimasto il record del mondo in apnea che Makula ha stabilito nell'88 scendendo a 102 mt oppure quello stabilito in apnea dinamica, proprio ai ‘Giochi del Mare' del '99 ad Acireale, raggiungendo 165 mt.
Spettacolare e dai preziosi risvolti scientifici anche l'iniziativa che Makula ha messo a segno due anni fa calandosi negli abissi del "Pozzo del Merro" nei pressi di Palombara Sabina. "Mi hanno calato nel pozzo per 80 mt fino ad incontrare l'acqua, poi mi sono immerso per 40 mt. Sino ad oggi - ha raccontato Makula - la sonda, senza toccare il fondo del pozzo, ha raggiunto i 242 mt. Al mio fianco si sono immersi anche speleologi che hanno prelevato ed analizzato campioni di vegetazione autoctona. Al di là del buio completa, la maggiore difficoltà era dettata dalla possibilità di seguire condotti paralleli e dunque non riuscire a risalire in n superficie".
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