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VELE D'EPOCA

8 giugno 2019: lo yacht ultracentenario “Tirrenia II” torna in mare a Viareggio

giugno 2019 lo yacht ultracentenario 8220 tirrenia ii 8221 torna in mare viareggio
redazione

Tirrenia II, yacht a vela lungo 18 metri varato in Inghilterra nel 1914, torna in mare a Viareggio dopo dieci anni dalla sua ultima navigazione e tre anni di restauro. La cerimonia, aperta alla partecipazione di tutti e accompagnata dalle sirene di una flotta di motoscafi Riva in legno, si svolgerà sabato 8 giugno presso la Darsena Italia del cantiere Francesco Del Carlo, autore del refitting. Un’occasione imperdibile per salutare il ritorno nel circuito delle vele d’epoca di una tra le più belle barche storiche del Mediterraneo.

Quello di Tirrenia II sarà uno dei più importanti ritorni in mare del 2019. Dopo circa tre anni di lavori eseguiti dal Cantiere Navale Francesco Del Carlo di Viareggio questa splendida imbarcazione ultracentenaria lunga 18,54 metri (escluso bompresso), costruita in legno di teak e varata nel 1914 dal cantiere inglese H.R. Stevens di Southampton su progetto di Frederick Shepherd, tornerà a navigare. L’appuntamento è fissato per sabato 8 giugno, a partire dalle ore 17.30, presso la sede viareggina del Cantiere Del Carlo, in Darsena Italia. La discesa in mare sarà accompagnata dalle sirene di una flotta di motoscafi Riva in legnoassociati alla Riva Historical Society, intervenuti a Viareggio appositamente per salutare Tirrenia II e partecipare a uno dei loro raduni internazionali. La barca ha attraversato due guerre mondiali e oltre un secolo di storia dello yachting senza subire prolungati abbandoni che abbiano potuto pregiudicare la possibilità di continuare a navigare. Nel corso della sua vita ha subìto la trasformazione dell’armo velico, passato da ketch aurico a bermudiano, come testimoniato anche dalle immagini d’epoca del grande fotografo di vela Beken of Cowes, per poi tornare aurico in epoca recente.

 

LA STORIA DI TIRRENIA II: DAL NORD EUROPA AI CARAIBI

Tirrenia II, come indicato nel Registro Navale dell’epoca, viene varata in Inghilterra nel 1914 con il nome di Sapho II per Jean A. Valaoritis, deceduto poco tempo dopo. L’anno successivo ne diventa proprietario Alex C. Carapanos, ministro di Grecia a Roma, che cambia il nome in Dodoni. Nel 1924 la acquista al Pireo il nobiluomo Cav. Guido Fiorentino, presidente della sede napoletana del Regio Yacht Club Italiano che si inventa la Coppa Tirrenia assegnata annualmente, fino al 1939, all’imbarcazione che avesse compiuto la più lunga crociera in Mediterraneo. Nel febbraio 1925 Fiorentino rinomina la barca Tirrenia II. Tra il 1975 e il 1981 appartiene a Peter Ball, reverendo in pensione della Marina inglese che la tiene a Montecarlo, poi fino al 1989 naviga con il norvegese Peter Jespersen, che percorre oltre 20.000 miglia di mare svolgendo crociere scuola e charter tra il nord Europa, i Caraibi e il Venezuela. Qui, tramite il broker inglese David East, la acquista Gianni Loffredo, storico ex presidente dell’AIVE (Associazione Italiana Vele d’Epoca). Tra il 1991 e il 1992, dopo averla trasferita in Mediterraneo su una nave cargo, ne affida il restauro integrale al cantiere Pitacco, Luxich e Ferluga di Muggia, vicino a Trieste, sotto la direzione lavori del grande progettista triestino Carlo Sciarrelli, che considerava Tirrenia II una barca “dotata di anima”. Varata il 4 luglio 1993, fino al 2009 partecipa a innumerevoli eventi e regate in tutto il Mediterraneo, tra cui il raduno di vele d’epoca di Imperia e l’Argentario Sailing Week di Porto Santo Stefano. Nel 2016 viene acquistata all’asta da una coppia di armatori lombardo-piemontesi e trasferita presso il cantiere Del Carlo di Viareggio per essere sottoposta ad una serie di importanti lavori eseguiti con la consulenza dell’esperto fiorentino Enrico ‘Chicco’ Zaccagni.

 

IL RESTAURO AL CANTIERE DEL CARLO

 

Tra il lavori effettuati tra il 2016 e il 2019 dal Cantiere Del Carlo di Viareggio lo smantellamento dei torellidi dritta e sinistra (le prime tavole del fasciame partendo dal fondo), lo smontaggio della zavorra in piombo con relativa sostituzione dei perni, la ricostruzione della nuova chiglia in mogano nella quale è stata sagomata la battura, ovvero quel ‘gradino’ o incastro che accoglie la prima tavola del fasciame. È seguita la sverniciatura integrale dello scafo, la sostituzione di circa 100 metri lineari di tavole dell’opera viva e opera morta, della vecchia viteria di serraggio con altra in bronzo-silicio, la gommatura del ponte in teak e la ricostruzione di una nuova pala del timonein legno di mogano. Gli interni della barca, quasi integralmente originali, sono ricoperti da pregiati pannelli di radica.

PH: Maccione

 


02/05/2019 21:24:00 © riproduzione riservata






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