Attraversare il Pot-au-Noir, noto per i suoi venti imprevedibili e le condizioni opprimenti, rappresenta una tappa cruciale. Tuttavia, la prospettiva di ritrovare gli alisei di nord-est e di avvicinarsi a Les Sables-d’Olonne gli offre una motivazione preziosa. Tra il caldo soffocante e i continui aggiustamenti strategici per gestire venti instabili, questo passaggio verso l’Atlantico settentrionale segna un momento decisivo in una competizione tanto affascinante quanto impegnativa.
« Sto bene, e anche la barca è in buone condizioni. In questa calma si riesce a recuperare fisicamente e a ritrovare un’apparenza di normalità, ma l’obiettivo resta sempre quello di tornare a Les Sables-d’Olonne. È un po’ paradossale: ci si riposa, sì, ma si vede il contatore delle miglia rimanenti scorrere molto più lentamente di quanto si vorrebbe. A volte può essere un po’ frustrante». La zona di convergenza intertropicale si sta rivelando particolarmente estesa in questo periodo, rendendo la navigazione ancora più complessa. Il navigatore del Prysmian si trova a fare i conti con venti deboli e imprevedibili, affrontando una sfida che è tanto mentale quanto strategica. « Attualmente il Pot-au-Noir è molto più a sud rispetto al solito, ed è una cosa abbastanza insolita. A dire il vero, sembra di esserci fin dal 25° parallelo sud, con venti deboli che si susseguono senza fine. Non so nemmeno più da quanti giorni vada avanti questa situazione». In queste condizioni, i margini di manovra sono limitati, e ogni velista deve adattarsi alla propria posizione. Per Giancarlo Pedote, l’essenziale è mantenere la rotta e ottimizzare ogni minimo soffio di vento. « Dal punto di vista strategico, non c’è molto da fare. Personalmente cerco di guadagnare quanto più possibile verso l’Equatore con i venti che ho a disposizione. I file meteo, al momento, non sono molto affidabili, quindi l’idea è quella di sfruttare ogni passo avanti verso nord. Per ora, evito di proiettarmi troppo in avanti».
Il ritorno nell’emisfero nord: un traguardo simbolico
Superare l’Equatore è molto più di una semplice tappa geografica: rappresenta un traguardo psicologico importante, che segna l’avvicinamento all’arrivo. Gli alisei di nord-est dovrebbero inoltre offrire condizioni più regolari, favorendo una progressione più rapida verso la Vendea. « Ritrovare l’emisfero nord, mentalmente, è molto motivante. Si ha la sensazione di essere più vicini al traguardo, e gli alisei portano un’impressione di movimento nella direzione giusta». Uno dei paradossi del Vendée Globe sta proprio nelle brusche transizioni tra ambienti diametralmente opposti. Dopo aver affrontato le condizioni gelide dei Mari del Sud, il marinaio si trova ora a gestire un caldo soffocante. « Si passa costantemente da un estremo all’altro. Le temperature miti non durano nemmeno una settimana durante tutto il giro del mondo. Ieri, all’interno della barca, c’erano 34 °C, ed è stata dura. Ma alla fine ci si abitua. Ritrovare il caldo dopo i Mari del Sud, in fondo, è piacevole». Nonostante queste difficoltà, il velista riesce a relativizzare pensando alle sfide già superate nell’Oceano Indiano e nel Pacifico. « Quando il caldo mi affatica, ripenso al tempo trascorso nell’Indiano e nel Pacifico, sempre chiuso dentro con la porta sigillata. Adesso fa caldo, sì, ma posso navigare con la porta aperta e con la luce. È tutta un’altra vita!».
Mentre il navigatore fiorentino prosegue verso Les Sables-d’Olonne, il passaggio nell’emisfero nord previsto per la notte segnerà un ulteriore passo avanti nel suo incredibile viaggio. Nel frattempo, con pazienza e resilienza, Giancarlo Pedote continua a dare il massimo per affrontare le sfide continue di questa competizione in solitario.
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