Riceviamo e pubblichiamo l’avventura di un velista alle isole Tremiti. La situazione, lì come in altri meravigliosi posti in Italia, è non al limite dell’indecenza ma ben oltre. Tutti sanno che chiunque sia diretto in Grecia salta a piè pari il nostro sud. Questa denuncia è semplicemente il racconto della situazione nelle isole a luglio 2012. Il sindaco lo sa? L’assessore al turismo regionale lo sa? La Capitaneria è informata? Se qualcuno di loro cadrà dalle nuvole ci scapperà da ridere un po’ a tutti e tutto andrà avanti come prima. Tra un po’ nell’accoglienza al turismo nautico ce la batteremo con la Somalia. In fondo se non sono pirati questi!
“Questa la situazione alle Tremiti. I posti per dare fondo sono pochissimi, metà delle isole sono AMP zona B (navigazione interdetta), il resto ha rade piccole e profonde. L'unico ridosso sicuro con venti settentrionali è la rada fra le due isole maggiori, quella dove c'è un campo boe abusivo, quello che la CP, secondo l'articolo di Bolina di qualche mese fa e corredato di foto, non esiste. Secondo il 777 invece chi si avvicina viene allontanato in malo modo; è quello che è successo a me, che pure volevo pagare! Questi i fatti: arrivo domenica pomeriggio, un amico è già lì (questo mi ha facilitato moltissimo, anche per sapere quanto pagare il gavitello), lo chiamo e mi dice di prendere un qualunque gavitello libero in attesa che si liberi quello vicino a lui dove c'è un gommone che sicuramente se ne andrà per la notte. Faccio così e tempo 20 minuti arriva un gommone di due "ormeggiatori", che mi dicono che lì non posso stare perché deve arrivare un'altra barca (che ovviamente dopo 4 giorni ancora non s'era vista). Gli dico di darmi un altro gavitello in attesa di quello vicino all'amico; non ne hanno. Dico che allora calerò l'ancora per un paio d'ore, mi dicono che lì è vietato l'ancoraggio, che devo mettermi all'esterno del campo boe (dove soffiano 20 nodi, per inciso). Comunque, vista l'aria molto poco cordiale, mollo la cima e mi cerco da solo un altro gavitello. Lo afferro, passa un'altra mezz'ora e arriva un altro tizio che mi dice che quel gavitello è suo e deve metterci i suoi gommoni perché è in arrivo il ventone e sull'altro lato non può tenerli. Chiedo un gavitello anche a lui, mi dice che ha solo quello. Poi inizia ad ormeggiarsi senza neanche darmi il tempo di prepararmi a salpare. Nuova danza fra i gavitelli e le dozzine di barche e barchine che sfrecciano fra i bagnanti in planata: un delirio, ma è domenica, spero che nei prossimi giorni non sia così. Nel frattempo il mio amico è riuscito a contattare il suo gavitellaro di fiducia, che arriva e mi offre il gavitello più estremo. Gli dico che laggiù tanto vale che dia ancora. Alla fine sposta un paio di gommoni e mi mette vicino al mio amico. 25 euro al giorno perché sono raccomandato. Finalmente! Via ragazzi, bagno poi cena.
Verso le 8 il vento cala e cominciamo a girarci. Gira che ti rigira finiamo con la poppa verso un barcone pontato di una dozzina di metri che ha una passerella d'acciaio che sporge in orizzontale per altri due metri: un'alabarda praticamente. Il mio gavitellaro di fiducia è irreperibile, ma il barcone è di un diving. Leggo il numero è lo chiamo. Risponde una signora sorpresa che dice che avvertirà chi di dovere. Dopo 10 minuti mi richiama un tizio, gli chiedo cortesemente di venire a dare un'occhiata e chiudere la passerella perché è veramente pericolosa. Mi risponde di dargli la mia matricola perché andrà alla Finanza a denunciarmi. Sono tra il basito e l'allibito, gli ripeto che la sua passerella rischia di sfondarmi la barca, che se non viene sarò io a dover chiamare qualcuno prima di colare a picco. Dopo 10 minuti arriva, inizia ad urlare che io sono un abusivo che fomento il sistema di gavitelli abusivi pagando senza farmi fare ricevuta (come se avessi mai avuto ricevuta da un diving). Ovviamente anche il suo gavitello è abusivo, ma forse è sbadato e non se lo ricorda. Gli dico che gli ho solo chiesto di chiudere la passerella, ma lui sbraita che andrà alla finanza a denunciarmi, rimette in moto e se ne va. Nel frattempo passa il proprietario del mio gavitello, incrocia il tizio del diving che gli da dell'ingordo che vuole fare mille mestieri (il mio gavitellaro è lo scagnozzo extracomunitario di un ristoratore dell'isola) e sposta che ti risposta mi da un altro gavitello. Bene, alle 9 di sera sono finalmente sistemato. Ero arrivato alle 16. La mattina dopo, dato che il vento incalza, decido di calare anche la mia ancora. Dopo 3 notti e 75 euro per stare sulla mia ancora, decido che mi sono stufato e quando passa il tizio a riscuotere gli dico che l'indomani parto e me ne andrò a dormire in qualche rada. Si raccomanda di liberargli subito il gavitello perché gli serve.
Yes sir! Mollo le cime, la mia ancora va in tiro, filo qualche metro di catena et voilà, eccomi sistemato. A quel punto il mio (ex) gavitellaro di fiducia è interdetto, si sente fregato, ritorna e dice che stare lì è pericoloso, che se l'ancora dovesse spedare farei dei danni alla barca che mi sta dietro: un grosso catamarano che pare assai più tosto della mia barca. Gli dico con un sorriso compiaciuto e irridente, di stare tranquillo, faremo i turni la notte!
Certo, le Tremiti sono veramente belle, ma in 4 giorni ho visto due barche a vela oltre alla mia e quella del mio amico; quanto sopra aggiunto all'impossibilità di fare carburante e acqua, e i prezzi astronomici di qualunque bene, le rendono una meta un po' ostica per un diportista".
Luciano Piazza
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