Si è svolta martedì a Roma, presso la Corte Costituzionale, la discussione sulla questione di costituzionalità della norma che prevede l’aumento dei canoni demaniali per i porti turistici. La sentenza è prevista tra circa un mese. L’aumento retroattivo dei canoni demaniali è stato introdotto con la Finanziaria per il 2007 ed è stato oggetto di un contenzioso decennale, in diverse sedi civili e amministrative. Sia il Consiglio di Stato che il TAR Toscana con tre separate ordinanze hanno sospeso il giudizio e rimesso la questione alla Corte costituzionale. Oggetto del contenzioso è l’applicazione della normativa sulle concessioni turistico-ricreative (cd. balneari) anche ai porti turistici, che modifica unilateralmente, a posteriori, le condizioni dei contratti firmati dagli investitori con lo Stato.
L’art. 10 della legge n. 449/1997 stabiliva canoni differenziati per le concessioni relative alle strutture turistico ricettive rispetto a quelle dedicate alla nautica da diporto, i cui canoni avrebbero dovuto essere determinati con decreto ministeriale secondo gli specifici criteri indicati dalla legge. «In sostanza – commenta l’AD e Direttore del Porto turistico di Rosignano Matteo Italo Ratti – per i porti turistici, diversamente dalle strutture balneari, più alto era l’investimento diretto alla realizzazione di beni di difficile rimozione che sarebbero rimasti poi nelle disponibilità dello Stato, minore sarebbe dovuto essere il canone».
Sulla base di questi criteri è stato determinato il canone di concessione del Porto turistico di Cala de’ Medici.
La Finanziaria per il 2007, però, ha ribaltato questo principio, applicando canoni maggiori alle strutture che avevano fatto maggiori investimenti. «In poche parole – prosegue Ratti - non si premia più chi ha fatto gli investimenti maggiori, ma lo si punisce».
Lo Stato, in questo modo, triplica in maniera unilaterale il canone demaniale per i porti turistici, creando uno sbilancio dei piani d’investimento presentati e approvati in sede di rilascio della concessione demaniale. È questo il motivo per cui, dalla entrata in vigore della legge finanziaria per il 2007, molte infrastrutture portuali turistico-ricreative hanno presentato ricorsi ai Tribunali
Amministrativi Regionali, contestando l’applicabilità di questa norma a concessioni demaniali già rilasciate.
Ad essere discusse martedì in aula sono state le questioni sollevate sui ricorsi presentati da Marina Cala de’ Medici S.p.A., dalla Società Pro.Mo.Mar S.p.A., concessionaria del Marina di Scarlino, e da Marina di Punta Ala S.p.A., mentre gli interventi delle Associazioni di categoria sono stati dichiarati inammissibili.
Questa l’opinione di Matteo Italo Ratti in merito alla conseguenze della sentenza: «In caso di esito positivo, verrebbe ripristinato l’equilibrio economico e finanziario di tutte le strutture che avevano già ottenuto il rilascio di una concessione demaniale alla data dell’entrata in vigore della finanziaria 2007». «Questo – prosegue Ratti - darebbe la necessaria certezza al mercato interno permettendo alle Società “gestore” di quantificare i costi di gestione dell’infrastrutture e di conseguenza i costi di acquisto e di gestione (spese condominiali) dei singoli posti barca. Non influirebbe per le concessioni successive che hanno già previsto i costi adeguati alla finanziaria 2007».
“Un esito negativo - commenta ancora il direttore e AD di Cala de’ Medici - avrebbe un impatto economico rilevante sulle infrastrutture poco virtuose, le quali dovrebbero ribaltare i costi sugli utenti/clienti. Si creerebbe, inoltre, un problema di liquidità per tutte le Società che non hanno accantonato nel corso degli ultimi dieci anni le differenze tra i canoni originali e quelli rivalutati. Non è un problema per Marina Cala de’ Medici Spa la quale dal 2007 sta accantonando le somme avendo previsto e conteggiato nelle spese condominiali dei posti barca, questi accantonamenti in attesa della conclusione dei contenziosi”, conclude Ratti.
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