La conferenza stampa che ha preceduto il premio Velista dell’Anno organizzato dalla Federazione Italiana Vela e da Alberto Acciari ha visto tre protagonisti d’eccezione: il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il Presidente del Comitato promotore di Roma 2024 Luca Cordero di Montezemolo, e il Presidente della Federazione Internazionale della vela Carlo Croce. L’occasione era ovviamente quella di commentare la scelta di Cagliari quale sede per le regate olimpiche, ma una domanda sulla vela e le Olimpiadi di Rio, siamo riusciti a farla.
Data la platea molto glamour e non propriamente tecnica, ci siamo limitati a chiedere notizie sulla situazione igienica delle acque della baia di Guanabara, dove insisteranno i campi di regata. Dopo due anni di polemiche ed i tanti interventi promessi dal Comitato Olimpico di Rio 2016 la situazione non sembra migliorare….anzi. Non abbiamo parlato, quindi, del braccio che galleggiava nei giorni scorsi e che è stato fotografato all’altezza del ponte che collega Rio con Niteroi e neanche del corpo emerso dalla schiuma qualche giorno dopo a circa 2 miglia e mezzo dall’area dei campi di regata. Pronta , in quel caso, la presa di posizione del Presidente della Federvela brasiliana, Felipe Mendes:”Il cadavere era in un tratto di mare lontano dalle gare olimpiche”. Ci sentiamo tutti più tranquilli. Un cadavere nel timone non è facile da disincagliare. Il problema non è peregrino, perché gli omicidi nelle favelas sono piuttosto frequenti e disfarsi in mare dei cadaveri, sani o a pezzi, è una sana abitudine locale per tenere pulita la riva. Il biologo Mario Moscatelli, che segue l’ecosistema di Guanabara da 17 anni conferma:” Sono episodi ricorrenti. Ma dopo che le UPP, le Unità di Polizia Cominitaria, si sono installate nella favelas, il fenomeno è diminuito, perché è più difficile disfarsi dei corpi”. Siamo contenti! Forse le bande hanno optato per una più civile sepoltura.
Ritornando alla domanda originaria, come ha risposto il Presidente Croce? Bene direi, perché non ha affatto negato il problema, ma ha cercato di ricondurlo in un’ottica di gestibilità. “Non è un problema risolvibile se non in tempi lunghissimi – ha commentato Carlo Croce – perché ci sono milioni di persone che vivono in quegli insediamenti abusivi sulla baia. Fermare le fonti dell’inquinamento non è fattibile se non con investimenti ingenti, ma c’è da dire che anche gli stanziamenti iniziali per questa emergenza sono diminuiti con il deteriorarsi della situazione economica del paese. Al momento – ha proseguito Croce - ci sono delle eco-barche che puliscono la baia e delle barriere anti-inquinamento che salvaguardano il campo di regata. Gli atleti potrebbero essere raggiunti dal liquame sono in particolari condizioni di vento e di marea. Ma in quel caso, le regate possono essere trasferite fuori dalla baia, dove sono previsti altri campi di regata. Per la promozione dello sport della vela sarebbe un peccato, perché la cornice di Rio è incommensurabile, ma la sicurezza ha la sua priorità”. Alla buona fede di Carlo Croce crediamo fermamente, ma speriamo, comunque, che nessun atleta cada in quelle acque e, soprattutto, si faccia una gran bevuta.
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