Vedendo gli AC72 che volavano sui pattini fuori dall’acqua ho pensato che davvero il progresso è più veloce dell’immaginazione. Io, e non solo io, avevo paura che i 72 piedi fossero troppo veloci. In tanti avevamo fatto delle considerazioni negative, temendo che potessero risultare pericolose, che ci sarebbero state difficoltà con una barca così grande per la rigidità delle vele orientabili che massimizzano la spinta del vento e portano a velocità mai viste in un match race. Invece ho visto queste splendide immagini degli AC 72 che vengono fuori dall’acqua, come se fossero dei piccoli Moth, e mi sono ricreduto. Devo dire la verità: ho gioito. Non so davvero più cosa pensare. Sono belli, viaggiano come un Hydroptère e a bordo ho visto che i ragazzi sono tutti tranquilli. Si vede che la velocità non li spaventa, che a bordo fila via tutto regolare, che la barca è governabile e che tutti si divertono. In quelle immagini ho rivisto tutto lo spirito della Coppa America: la ricerca, la sfida, l’innovazione. Quando sono arrivati i J Class la gente comune era assolutamente ammirata da queste barche splendide. Anche gli architetti navali lo erano. Per molti di loro quelle linee innovative sarebbero restate insuperabili. Anche ora abbiamo pensato (quasi) la stessa cosa degli AC 72 ed invece abbiamo appena girato un attimo la testa e ci siamo ritrovati con una imbarcazione gigantesca che sta fuori dall’acqua, che ci vola sopra. Come poi riusciranno a fare i match race, come organizzeranno le regate di questi mostri è solo un dettaglio. Bene, male, furbescamente, onestamente… non importa. Quello che conta è che vedremo cose che non abbiamo mai visto e che probabilmente non avremmo visto mai, se non ci fosse la Coppa America, la regina di tutte le regate. Lunga vita all’America’s Cup.
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