Finalmente la Liguria avrà il suo retro-porto e il Piemonte il suo porto. Data di avvio 2011.
Il Limonte, Liguria più Piemonte. Uno ci mette il mare, l’altro gli spazi come in ogni matrimonio che si rispetti, e via andare verso la soluzione alle carenze infrastrutturali e alle insidie della concorrenza.
Fa ben sperare il protocollo di intesa firmato il 5 maggio tra Ferrovie dello Stato, Regione Liguria, le Autorità portuali di Genova e Savona, i comuni e le province di Alessandria e Genova, Confindustria Genova e Confindustria Piemonte e la Fondazione Slala, Sistema Logistico Nord Ovest d‘Italia, ente regista dell’operazione presieduto da Fabrizio Palenzona.
Tredici firme in tutto per realizzare un grande “hub” nazionale nell’area dello scalo ferroviario di Alessandria. In pratica dove ora si trova lo scalo merci Fs di Alessandria sorgerà un polo logistico collegato via treno ai porti di Genova e Savona, dove verranno depositati i contenitori sbarcati, sdoganati e consegnati ai clienti. Un’opera da 90 milioni di euro, di cui 35 verranno da Fs, su 300 mila metri quadrati e potrà movimentare 500 mila containers l’anno senza appesantire il traffico su gomma, che già opprime le città.
Obiettivo comune: la realizzazione di infrastrutture stradali, ferroviarie e portuali per sostenere lo sviluppo del sistema di trasporto delle merci, aumentando le potenzialità dei due porti liguri e recuperando competitività rispetto agli altri porti del Mediterraneo e soprattutto del Nord Europa.
Per i governatori delle due regioni, Mercedes Bresso e Claudio Burlando, un atto strategico per intercettare le merci che partono dai porti cinesi e indiani, ma il cammino non appare liscio come l’olio.
Mentre Mario Moretti, Ad di Fs, ribadisce la necessità di un operatore logistico nazionale sul modello tedesco e si candida in tal senso, i terminalisti genovesi non sembrano disposti a permettere a Fs, che per ora ha avuto in concessione una parte del terminal di Genova Voltri, l’ingresso nel settore terminalistico, a causa delle tariffe troppo alte di Fs.
I terminalisti vogliono la gestione diretta delle banchine remote, Fs intende diventare operatore logistico, i sindacati mostrano diffidenza verso le ferrovie che non dimostrano reale volontà di potenziare il settore cargo rispetto al settore passeggeri.
Tra gli impegni che sono stati assunti dalle Autorità portuali finanziare parzialmente la infrastrutturazione delle aree retro-portuali e definire con le dogane il regime doganale del retro-porto.
Nel frattempo si aprirà un tavolo di lavoro, con riunioni a cadenza mensile, che entro ottobre dovrà definire il programma di sviluppo dello scalo di Alessandria.
Intanto si lavora al “bruco”, il sistema, sviluppato dal Politecnico di Torino, che grazie a un nastro trasportatore su binari in galleria, se realizzato, sarà in grado di portare la merce dalle banchine genovesi alle aree oltre Appennino. Un sistema costoso, 3 miliardi di euro, ma che, secondo il presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, ha già attirato l’interesse di armatori cinesi e del porto di Amburgo. Un’alternativa alle altre infrastrutture. Si chiami bruco o treno poco importa. Quello che conta è non perderlo.
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