L'acqua e l'aria diventano sempre più fredde, e le temperature continuano a scendere man mano che la flotta si addentra nella zona dei 50° sud, al limite dell'area dei ghiacci, posta a 51°. I sei team sono ancora nei cosiddetti Quaranta Ruggenti e ormai è la norma indossare tre strati di indumenti, cappucci e guanti, per proteggersi dal gelo intenso, reso ancora più pungente dall'effetto di raffreddamento del vento.
La vita a bordo si fa sempre più dura e il pericolo sempre dietro l'angolo. “La mano va bene, ma avrei anche potuto perdere qualche dito. Mi è rimasta la mano in un bozzello mentre cercavo di togliere un nodo a una cima. Pensavo “non metterci al mano, non farlo” mai poi mi è sembrato di potercela fare. C'è finita dentro, è rimasta incastrata per un po' finché qualcuno mi ha aiutato. Ho pensato di poter perdere qualche dito ma sono stato fortunato, solo una bella sbucciatura e dei lividi. Mi farà di certo male per il resto della tappa, ma poi andrà a posto.” Cosi ha raccontato l'incidente occorsogli ieri lo svedese Martin Strömberg, componente dell'equipaggio di Dongfeng Race Team che avrebbe potuto avere conseguenze molto più gravi. Ora infatti la flotta è entrata in un'area dove ogni eventuale operazione di soccorso comincia ad essere complicata, con le barche prua verso Capo Horn e la Nuova Zelanda ormai a oltre 2.000 chilometri alle spalle, nel mezzo di uno dei tratti di mare più duri e inospitali del mondo.
Anche il team femminile di SCA ha informato di aver vissuto qualche momento di tensione quando l'inglese Annie Lush ha preso un brutto colpo alla schiena. “Stavo regolando la scotta della randa con 20 nodi d'aria e un mare ripido, sono stata catapultata dalla parte sopravento a quella sottovento e sono atterrata di schiena. Fortunatamente la cintura di sicurezza ha evitato che l'onda mi portasse via. Non c'è nulla di rotto, a parte il mio orgoglio ferito, ma il colpo mi ha provocato dei bei lividi, devo prendere degli antidolorifici e non è una bella situazione. Non stare bene è brutto, ti senti completamente inutile e in colpa, perché le altre hanno più lavoro da fare.” A bordo della barca magenta anche qualche problema con il sistema radar che non funzionava correttamente e che ha costretto Liz Wardley a salire sull'albero per una riparazione d'emergenza.
Sul fronte agonistico, Team Brunel continua a guadagnare terreno sugli avversari, nelle ultime 12 ore a ogni rilevamento delle posizioni la barca gialla e grigia guidata da Bouwe Bekking ha messo ulteriore spazio fra sé e gli inseguitori: 10 miglia su Team Alvimedica e 5 su Abu Dhabi Ocean Racing. Il team olandese è stata la barca più veloce con 15 nodi di media. Ciò dipende anche dal fatto che Brunel naviga con un angolo un poco più largo al vento. Come ha spiegato nel suo blog anche l'onboard reporter di Azzam: “Brunel ha navigato sempre un po' più largo, a destra della nostra rotta e ora si trova a una quarantina di miglia sulla nostra prua e in una bella posizione di controllo. Pensiamo che il vento andrà ad aumentare più avanti quindi chi è in testa guadagnerà ancora. Stesso discorso anche per Alvimedica anche se oggi abbiamo ottenuto una piccola vittoria riuscendo a strappare un grado, perchè loro si sono tenuti più alti. Comunque siamo contenti che gli altri tre siano dietro, li teniamo d'occhio anche se c'è ancora tanta strada e forse la regata versa comincerà solo dopo Capo Horn.”
La situazione del trio che insegue è stata anche interessante nelle ultime ore con Dongfeng Race Team che è passato in quarta posizione grazie a una velocità media circa un nodo migliore, con Team SCA a poco più di 2 miglia dietro e gli spagnoli di MAPFRE a meno di 5 miglia sulla poppa delle veliste.
L'onboard reporter svedese di Team SCA Anna-Lena Elled descrive così la situazione: “Abbiamo virato e fatto un po' di cambi di vela per passare l'alta pressione e andare a sud. Il piano è di saltare i Quaranta Ruggenti e cercare di entrare il più velocemente possibile nei Cinquanta Urlanti e poi fino a Capo Horn. Sappiamo tutti dove è il vento, la questione è chi riuscirà a prenderlo per primo...”
“Abbiamo la fortuna di portare il nome dell’Italia nel nostro brand, e vogliamo che ogni componente, ogni fibra, ogni finitura parli la lingua del nostro saper fare"
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