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Paolo Cian: "Il Fastnet che mi mancava"

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redazione

La 48esima edizione della Rolex Fastnet Race non è ancora conclusa, con metà della flotta (336 le barche partite nella categoria IRC, alle quali se ne aggiungono altre 60 tra multiscafi, IMOCA 60 e Class 40) ancora in mare. endlessgame è stata tra le più veloci a completare il percorso, giungendo sul traguardo con il gruppo delle prime 40.

Il Cookson 50 del Red Devil Sailing Team ha impiegato solo 2 giorni, 11 ore e 11 minuti a coprire le leggendarie 605 miglia della regata d'altura più famosa del mondo che, come tradizione, ha visto gli equipaggi partire da Cowes (isola di Wight), uscire dal Solent, navigare lungo la costa meridionale dell'Inghilterra, salire fino al mitico faro dello scoglio del Fastnet (a sud dell'Irlanda) e poi fare ritorno verso la costa inglese per tagliare il traguardo di Plymouth. Un tempo eccezionale di navigazione, che le ha permesso di essere la 36esima barca assoluta ad arrivare a Plymouth con un ritardo di appena 15 ore sul maxi bolide Rambler (l'88 piedi - 26 metri di lunghezza - dello statunitense George David, vincitore in tempo reale di tutte le regate d'altura). In termini di classifica (calcolata in tempo compensato), la prestazione di endlessgame si traduce con un 25esimo posto su 336 imbarcazioni nella classifica generale (dove Rambler figura al 31esimo posto) e con un 14esimo nella propria classe (la IRC Zero).

Ma la Rolex Fastnet Race, si sa, non è solo una regata: è un sogno, un'sperienza, un'avventura, una sfida personale. Lo skipper Paolo Cian traccia il bilancio di endlessgame a poche ore dalla conclusione della regata. Lo fa come suo solito, con sincerità e schiettezza, senza nascondere nulla. Dividendosi tra riflessioni tecniche e rivelando emozioni personali.

- La Rolex Fastnet Race è tra le più difficili, competitive e, soprattutto, temute regate d'altura al mondo. Eppure le iscrizioni si esauriscono in soli 4 minuti dall'apertura. Quest'anno, poi, si è raggiunto addirittura il numero record di 400 barche partecipanti. Ora che l'hai disputata, ti sei fatto un'idea da dove nasca il suo successo e il suo mito?
C'è una macchina organizzativa formidabile. Le persone che lavorano impiegano giustamente tante energie a far comprendere ai partecipanti che si tratta di una regata molto impegnativa. Per dirne una, stabiliscono dei requisiti molto accurati per la composizione degli equipaggi, che poi verificano periodicamente. Un partecipante ha subito la sensazione di avere a che fare con un'organizzazione seria. Chi decide di confrontarsi con questo evento ha la percezione di non affrontare una regata normale come tante altre. Inoltre la sua storia è ben nota a tutti (nell'edizione del 1979, 15 velisti e 3 soccorritori persero la vita in una violenta tempesta senza precedenti, ndr), quindi c'è da parte di tutti il massimo rispetto per una regata potenzialmente pericolosa.

- Tu sei stato timoniere di una delle tre barche (il Sydney 40 Breeze) della squadra italiana all'Admiral's Cup del 1999 che da programma prevedeva la regata del Fastnet come ultima prova. Però, non si disputò. Ora senti di aver recuperato un'esperienza?
Proprio a causa delle previsioni meteo che indicavano condizioni proibitive, gli organizzatori del Fastnet del 1999 ridussero prudentemente il percorso non facendoci andare oltre Wolf Rock. In pratica non affrontammo mai il mar celtico. La possibilità di partecipare al Fastnet di quest'anno con endlessgame l'ho colta al volo, perché sapevo di salire su una barca all'altezza e di unirmi a un equipaggio preparato. Inoltre, perché sentivo di avere un conto ancora aperto con questa regata.

- Ora che l'hai fatta, che sensazione provi?
Siamo tutti consapevoli che sia stata un'edizione relativamente comoda. Non agonisticamente, ma dal punto di vista del meteo. Abbiamo affrontato condizioni abbordabili, quando solitamente per arrivare allo scoglio del Fastnet bisogna affrontare 160 miglia di bolina. Quell'aspetto ce lo siamo risparmiato e non mi dispiace. Io non vado in cerca di sfide estreme, sono più un'agonista e prima di tutto mi interessa il confronto con gli avversari; con quali condizioni si disputi è un aspetto secondario. Onestamente, non credo che si sia qualcuno che si fosse augurato condizioni peggiori. Come equipaggio abbiamo fatto un'esperienza importante e costruttiva e nel caso si presentasse un'altra occasione sapremmo su quali aspetti lavorare per migliorare la nostra preparazione.

- Come è stato il Fastnet di endlessgame?
C'erano diverse barche più preparate di noi. Considero il nostro un risultato di tutto rispetto, anche perché per il nostro team era la prima partecipazione, ma per puntare a vincere bisogna essere più preparati. Senza averla fatta prima è difficile capire in cosa bisogna prepararsi specificatamente e, magari, la seconda volta ci sono condizioni differenti e scopri altre aree ancora che meritavano maggiore attenzione. Noi abbiamo fatto una buona prestazione, ma non eravamo pronti a tutto.

- Quindi cosa ha funzionato e cosa no in questa Fastnet di endlessgame?
L'equipaggio è molto buono e, soprattutto, affidabile. Ogni singolo elemento è forte nel proprio ruolo, ma anche capace di coprire più compiti. Un aspetto fondamentale per chi affronta le regate lunghe, perché con i turni capita spesso di scambiarsi le posizioni. Sono anche tutti ragazzi resistenti che garantiscono una prestazione uniforme dalla partenza all'arrivo senza cali di attenzione. Dovevamo fare qualcosa di più tra il programma vele e la messa a punto della barca. Avere i target più precisi per poterla condurre meglio nelle varie andature e guadagnare velocità. Questa edizione della Rolex Fastnet Race si è giocata molto sulla velocità e poco sulla tattica. endlessgame ha un ottimo potenziale; tutti i Cookson 50 in regata, compreso il nostro, si trovano nella fascia alta della classifica. Però noi siamo al 90-95% del potenziale che la barca può esprimere nelle diverse andature.

- Parliamo quindi ora dei risultati della classifica: 25esimo posto in graduatoria generale su 336 barche. Giudizio?
Buono, ma si può fare molto meglio.

- 14esimo posto di classe nella categoria IRC Zero.
Davanti a noi ci sono solo barche ottimamente preparate ed equipaggi forti. Però noi possiamo e dobbiamo fare meglio di così. Dobbiamo puntare a entrare nei primi dieci e, perché no, anche nei primi cinque.

- In ultimo, anche se non c'è una classifica per questo, c'è il confronto con gli altri Cookson 50 in regata. Che riflessioni ci sono da fare?
Il risultato non è soddisfacente. Bisogna dire, però, che loro hanno sviluppato meglio le barche per le regate di grande altura, mentre endlessgame disputa anche molte regate sulle boe. Una regata come la Rolex Fastnet Race richiede un programma quasi esclusivo e specifico solo per questo evento.

- Dalle tue parole sembra di capire che vorresti riprovarci?
Dal punto di vista agonistico ripartirei domani mattina! Facciamo magari fra tre giorni, il tempo di riposarmi. Dal punto di vista tecnico, invece, vorrei sviluppare meglio il progetto, mettere prima a posto certe cose e avere il tempo di verificarle.

- In mezzo a tutte queste considerazioni e riflessioni, riesci a conservare un'immagine dello scoglio del Fastnet, la sua sagoma leggendaria con il faro, che hai potuto finalmente girare? 
Come no! Ero in coperta ed era ancora buio, era poco prima dell'alba (endlessgame ha girato lo scoglio del Fastnet alle 05:14, ora inglese, ndr). Mi stavo un po' disperando perché dopo tutta quella fatica temevo di non riuscire a vedere il mitico scoglio. Invece c'era luce sufficiente per scorgerne la sagoma, che si vede bene nelle varie foto che abbiamo scattato. Lo scoglio del Fastnet è un'immagine che mi rimane dentro. Fino a quel momento lo avevo visto solo in fotografia e vederlo di persona mi ha regalato una bella sensazione.

 


08/08/2019 08:51:00 © riproduzione riservata






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