La prossima tappa che porterà la grande vela della Volvo Ocean Race in India presenta un’altra insidia oltre alle onde e al vento: i pirati. Alcuni tratti di mare che la regata dovrà attraversare, infatti, sono teatro di continue aggressioni a mercantili e pescherecci. Ieri l’organizzazione della Volvo ha pensato bene di far briffare gli equipaggi da un esperto dei servizi di intelligence, Graeme Brook, A questo seminario di circa due ore hanno partecipato tutti ed otto gli equipaggi in gara. Era, questa, una richiesta che arrivava anche dagli equipaggi stessi. Roger Nilson (telefonica Black) ad esempio, alla sua ottava regata intorno al mondo, ha insistito parecchio con l’organizzazione conscio dei reali pericoli che si possono correre.
Fernando Echávarri, il patron di telefonica Black, approva la decisione:” Penso che questa decisione sia utile per prendere coscienza del problema da parte di tutti, anche dell’organizzazione che guarderà bene le carte nautiche per non esporci alla zone più pericolose. Per gli equipaggi è bene che sappiano esattamente come comportarsi in certi contesti e nel caso si dovesse verificare un attacco. E’ molto meglio avere un piano d’azione preventivo”. Brooks ha spiegato principalmente le zone nei mari dell’Asia dove l’attività dei pirati è maggiore così come tutte le opzioni da tener presenti quando si naviga in queste aree. Brooks ha concluso consegnando un protocollo da attuare nel caso i pirati facciano la loro apparizione.
In questa tappa la zona critica sarà in prossimità dello Sri Lanka, ma nella prossima tappa, quella che porterà da Cochin a Singapore le barche dovranno attraversare il Selat Melaka, lo stretto di Malacca che separa Sumatra dalla penisola malese. E lì la situazione si farà davvero complicata.
Intanto le barche sono pronte per la ripartenza di sabato dopo un meritato riposo di un paio di settimane nelle quali sono entrate in azione le loro équipe tecniche che hanno lavorato senza sosta per permettere a tutte le barche di poter riprendere il mare nelle migliori condizioni possibili. Sabato prossimo si riparte: destinazione Cochin in India. Martedì era il giorno che sei equipaggi avevano scelto per rimettere in acqua le loro barche, ma, tanto per ricordare a tutti che stanno partecipando a una corsa tra le più dure del mondo, si è scatenata su Città del Capo una vera tempesta con piogge torrenziali, alberi abbattuti e raffiche di circa 50 nodi. Allora tutti a terra e solo mercoledì Puma e Green Dragon sono riuscite a scendere in acqua. Anche se alcune avarie non si erano manifestate nelle tre settimane di corsa, molti team sono stati particolarmente occupati a riparare i danni causati soprattutto dalla tempesta degli ultimi cinque giorni di corsa mentre si avvicinavano al traguardo.
Per Delta Lloyd, invece, le sorprese sono state positive. Nessun grosso lavoro su questo VOR 70 di prima generazione arrivato in un ottimo stato generale, considerando l’inferno che ha dovuto affrontare. Un piccolo problema in testa d’albero è stato riparato, è stata cambiata l’elica del motore, sistemato il sistema idraulico e revisionata così come l’insieme delle manovre, delle vele e dei winches. Per l’albero si sta discutendo se cambiarlo o no a Singapore.
Su Green Dragon il bilancio è più pesante perché la barca è stato colpita da un “oggetto flottante non identificato” nel bel mezzo della tappa con danni in prua e alla chiglia. La struttura sembrava integra ma, per precauzione, è stato smontato l’albero per una verifica più approfondita. Anche la deriva e il suo profile sono stati oggetto di un’accurata verifica. Comunque la lista delle piccole riparazioni da fare prima di sabato è ancora lunga. Anche Team Russia non ha dovuto fare grandi riparazioni sul suo VOR 70, che ha attraversato senza danni i colpi della tempesta. Solo uno smontaggio dell’albero di routine. Per Puma poche riparazioni richieste dall’equipaggio a parte la sistemazione della grafica dell’imbarcazione: è stata ridipinta la chiglia e verificata l’elettronica.
Telefónica Black è, invece, una delle due barche danneggiate. L’equipaggio aveva pensato di aver preso male un’onda e di aver danneggiato lo scafo durante una ricaduta, ma la realtà era un’altra: anche loro avevano impattato contro qualcosa. Pertanto sono stati cambiati i due timoni, riparato il bompresso e alcune vele.
Su Telefónica Blue poche riparazioni a parte qualche ricucitura di vele e un check up di routine della barca. Bouwe Bekking pensa che la sua barca sia instabile soprattutto con i venti di poppa. Niente grandi lavori, ma una ricerca di nuove combinazioni di vele e di nuove opzioni strategiche per portarsi al livello dei migliori. E mentre il vincitore Torben Grael e il suo Ericsson 4, vincitori di tappa, hanno poco da migliorare, Ericsson 3 cambierà la sua chiglia che è arrivata qui a Città del Capo dopo che il cambiamento dell’appendice era stato deciso ad Alicante ma non realizzato per rispettare le decisioni della giuria sulle regole di stazza.
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