Un “Piano Marshall” per la ricostruzione economica e il rilancio occupazionale dell’industria nautica italiana inviato a oltre 200 candidati capilista al Senato e alla Camera per le prossime elezioni politiche.
Questa l’iniziativa di UCINA per superare la grave condizione di crisi in cui versa la nautica italiana e consentirle di continuare a rappresentare un asset del futuro economico del Paese.
Il Piano si articola in azioni ed interventi tra cui emergono alcune priorità: una fiscalità più agile e premiante per le aziende del settore, interventi di semplificazione amministrativa attraverso la revisione del Codice della Nautica, sostegno allo sviluppo della rete infrastrutturale in ottica “green”, nuove politiche per la formazione e una strategia unitaria per la promozione all’estero delle coste, della portualità e della cantieristica italiana.
Il documento, a firma del Presidente dell’Associazione confindustriale, parte con la presentazione ai futuri protagonisti del mondo della politica della situazione drammatica che sta attraversando l’industria nautica nazionale, un settore che nel quadriennio 2008 - 2011 ha dimezzato il proprio fatturato (passato da 6,2 miliardi di euro a meno di 3,5 miliardi di euro), subendo una contrazione del mercato interno di circa l’80%, e che ha registrato una perdita di 18.000 posti di lavoro diretti e di altri 20.000 nell’indotto. Una prima stima relativa al 2012 evidenzia un possibile calo del fatturato globale sul 2011 di un ulteriore 20%, dato che riporterebbe l’industria ai livelli del 2000 e, nel corso dello scorso anno, le sole mancate entrate dirette per l’erario provenienti dalla filiera turistica sono state circa 1 miliardo di euro.
Tra le azioni e gli interventi prioritari indicati da UCINA, in ambito fiscale il Piano prevede l’equiparazione dell’IVA sui servizi portuali turistici (21%) a quella applicata alle strutture turistico ricettive (11%), come già avviene oggi in Francia e come sperimentato con successo dal Friuli Venezia Giulia.
Inoltre viene richiesta l’istituzione di un contratto nazionale di lavoro per il settore nautico, attualmente frammentato tra quelli metalmeccanico, legno, plastiche e chimico tessile, misura che consentirebbe ad imprese e lavoratori di avere un unico standard normativo di riferimento.
In merito al punto relativo alla semplificazione amministrativa, UCINA torna a chiedere a gran voce decreti legislativi per aggiornare il Codice della Nautica emanato nel 2005, i cui termini di revisione previsti ad un anno e mezzo dall’entrata in vigore furono lasciati scadere.
In quest’area UCINA chiede inoltre che le competenze sui controlli a mare sui diportisti siano assegnate alle sole Capitanerie di Porto e alla Guardia di Finanza, in modo da semplificare le modalità di tali controlli, cosa che consentirebbe peraltro di ottimizzare le risorse necessarie per il loro svolgimento, in un’ottica di spending review.
Le misure prioritarie per UCINA in ambito infrastrutturale riguardano l’introduzione di canoni agevolati per la creazione di nuove strutture “green” (porti a secco) per la piccola nautica e l’attuazione della norma che prevede la destinazione al diporto delle aree non utilizzate dei porti commerciali, soluzione quest’ultima che permetterebbe di utilizzare al meglio gli spazi attualmente già disponibili, contenendo la realizzazione di nuove strutture con ricadute positive in termini di tutela ambientale e paesaggistica.
Il piano redatto da UCINA prevede inoltre la valorizzazione degli Istituti Nautici, oggi accorpati ad altri indirizzi scolastici, attraverso l’aggiornamento dei programmi di studio e l’istituzione di una “giornata del mare” in tutte le scuole.
Infine l’Associazione confindustriale ritiene necessario un piano integrato di promozione all’estero delle coste, della portualità e della cantieristica italiana che, per competenza, potrebbe trovare nell’Enit il soggetto attuatore.
“Al prossimo Governo – dichiara Albertoni – chiediamo una forte discontinuità rispetto al passato: nessun intervento potrà essere realmente efficace ai fini di una concreta ripresa se il nuovo esecutivo non metterà in campo un’azione che veda prima di tutto un cambiamento culturale, di percezione e di restituzione dell’immagine di questo settore quale componente industriale fondamentale per il rilancio dell’economia del Paese”.
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