Dopo i foil nell'Oceano Indiano, ecco l’albero nell’Atlantico del sud. I problemi, dunque, non mancano mai quando si tratta di un giro del mondo a vela. Non basta essere usciti dal profondo sud per considerarsi già a casa (Miceli docet).
Questa mattina, a due terzi dell’altezza, gli uomini di Yann e Dona hanno scoperto una quarantina di centimetri dell’albero delaminati. In pratica è stato trovata una rientranza e non c’è stato nulla, negli ultimi giorni, che possa in qualche modo giustificare questo danno. Nelle ultime ore l’unica andatura forzata era stata la bolina all’interno dello stretto di Lemarie, con un mare formato ma un vento non certo fortissimo. Non si riesce a capire quale possa essere stata l’onda più forte delle altre che abbia fatto piegare l’albero. Immediatamente sono scattati controlli minuziosi per verificare sia l’esterno sia l’interno dell’albero. Dopo diverse telefonate con i progettisti per sapere se il danno era riparabile, tutti si sono messi a lavorare in fretta perché il tempo è ovviamente molto poco. Ironia della sorte, questo è capitato proprio nel momento in cui il vento è aumentato e la barca poteva correre. Invece la velocità è stata forzatamente ridotta, per consentire le riparazioni a più di 15 metri di altezza, con un vento di 25 nodi e onde di due metri. A bordo ogni ruolo è stato stravolto, perché bisogna contemporaneamente trapanare, tagliare, incollare e far andare la barca il più veloce possibile. È una grande sfida. Sappiamo tutti molto bene che ci vuole una barca in buone condizioni per affrontare la risalita dell’Atlantico. Al momento nessuno a bordo sa se Spindrift potrà sfruttare al massimo le sue potenzialità da ora in poi, o se le sue performance ne risentiranno. Inizialmente il morale ha preso un duro colpo e la fatica accumulata non aiuta a pensare positivo. Ma l'equipaggio è più che mai unito e motivato per riuscire in questa riparazione e completare il giro del mondo, possibilmente con il record”.
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