Vela, 34ma America's Cup - “ Ma se Alinghi bussasse alla porta dicendo che vuole partecipare alla stesura delle nuove regole dell’America’s Cup?” Con quest’ultima domanda, che ha suscitato la generale ilarità ed alcune “faccine” di Russel Coutts, si è chiusa oggi a Roma la prima conferenza stampa “buonista” di questa 34ma America’s Cup. Colpo d’occhio stupendo, con l'America's Cup che guardava estasiata il Marco Aurelio, in una cornice in cui questa "vecchia brocca" si è sentita, per la prima volta dopo molti anni, una giovanissima "pischella".
Probabilmente per la Capitale un episodio isolato; un‘eccezione concessa dal Defender, quella di tenere questa prima conferenza stampa in casa del Challenger of Record, dovuta agli idilliaci rapporti tra i due boss che detteranno le regole: Larry Ellison e Vincenzo Onorato. Ma forse “detteranno” non è proprio la parola giusta. Meglio proporranno, cercando la più ampia condivisione possibile, nuove regole agli sfidanti, proprio per spazzar via, come hanno sempre sostenuto in questi anni di diatribe contro Alinghi, ogni sospetto su regole fatte a solo uso e consumo del Defender.
Ad alcuni è parso un po’ troppo marcato questo aspetto della condivisione, tanto che si è obiettato che, forse, la Coppa America perderà quel fascino un po’ misterioso e quell’alone di cattiveria che l’ha sempre contraddistinta. Ma siamo solo alle prime battute di un lungo percorso e Vincenzo Onorato, ad un certo punto, ha puntualizzato con sano realismo che nessuno si illude di poter mettere d’accordo tutti. Queste comunque le parole di Russel Coutts:” I diktat sono stati sostituiti dalla condivisione, lo scontro dal confronto. Teniamo mente e orecchie aperte. Siamo ben disposti ad accettare idee nuove. Ai potenziali team offriamo la possibilità di dare forma al regolamento e alla ideazione della nuova regola di stazza della classe Coppa America. La gestione della competizione in acqua sarà controllata da un organismo professionale, neutrale e indipendente, non dal Defender”. Un discorso veltroniano, fatto, però, davanti al nuovo sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che un po’ più decisionista lo è e che ha colto l’importanza di un Club Nautico Roma a capo degli sfidanti alla 34ma America’s Cup. Un’opportunità anche per la Capitale, se qualcuno la saprà cogliere, per darsi un’ulteriore arma vincente nella lotta tra le capitali mondiali del turismo.
Ritornando alla conferenza, c’è da dire che alcuni punti fermi sono però venuti alla luce Il primo è che il Protocollo per la 34esima America's Cup sarà emanato entro il 31 agosto, e quindi in questo periodo ci sarà un continuo confrontarsi con i potenziali challenger, a partire da La Maddalena, dove ci saranno un po’ tutti e dove tornerà in acqua (di mare) anche il team di Bmw Oracle che ha ripreso la sua attività solo la scorsa settimana in Austria dopo la sbornia valenciana. La nuova regola di stazza della classe di regata, poi, sarà diffusa entro il 30 settembre, mentre per la fine del 2010 ci saranno sia il bando che le regole di regata e, cosa importantissima, la scelta della località ospitante. Poi le iscrizioni che inizieranno ad ottobre ma che si realizzeranno, probabilmente, entro il termine ultimo del 31 gennaio 2011 non appena saranno note e sottoscritte tutte le regole.
Riguardo alla sede, San Francisco, punto di riferimento per ogni altra candidatura, non è affatto scontata. Lo scenario incommensurabile della città californiana non tragga in inganno: non è un buon posto per regatare per via delle correnti ed è dispersiva e forse nemmeno troppo funzionale alla maggior parte dei potenziali sponsor. La città che ospiterà la 34ma America’s Cup dovrà avere una serie di requisiti non indifferenti sia dal punto di vista sportivo sia da quello commerciale. Valencia non è affatto tagliata fuori: i requisiti la città spagnola li ha tutti, compresa la disponibilità della Comunitat Valenciana a tirar fuori un bel po’ di euro per garantirsi la continuità d’immagine che la Coppa le può dare. Poi ci sono le strutture già pronte e un’area commerciale assolutamente funzionale per gli sponsor. Tra un’intervista e l’altra Coutts ammette:”Parleremo con il governo spagnolo”… ma si lascia sfuggire anche un “peccato che il vento lì non sia il massimo”. Beh non si può avere tutto e Valencia comunque otterrebbe il consenso di tutti i team dei probabili challenger (quasi tutti europei) per molte ragioni assolutamente banali, prime tra tutte quella dei costi e della maggiore appetibilità per sponsor consumer su un mercato europeo che tra un paio d’anni dovrebbe essere in ripresa.
Ma su che barche si regaterà? Dopo l’esperienza dei giganteschi multiscafi utilizzati nella sfida tra Alinghi e Oracle c’è da cambiare immediatamente rotta sia, sul versante challenger, per i costi proibitivi e sia, sul versante pubblico, per la noia mortale di quelle regate.
Ancora nulla è deciso ma progettisti di fama e neutrali come Bruce Nelson e Peter Melvin, hanno creato due diversi concetti: un multiscafo e un monoscafo.
Questo mese, i team si siederanno attorno ad un tavolo per discutere quale concetto adottare e iniziare il processo di realizzazione della nuova regola di stazza della classe di regata. Gli obiettivi dati ai due progettisti sono stati enunciati da Russel Coutts:
• Garanzia di gare combattute e dinamiche
• Uso di tecnologie avanzate, efficienti ed economicamente vantaggiose
• Distinzione e rappresentazione dello sport ai massimi livelli
• Possibilità di gareggiare in qualsiasi località con venti da 5 a 35 nodi
La capacità di regatare in tutte le località e con quasi tutte le condizioni di vento è essenziale per garantire un calendario di gara certo agli appassionati ed ai media che le trasmetteranno.
“I ritardi raffreddano l'interesse. Anche ai tifosi più appassionati non piace dover aspettare che il vento sia sufficientemente forte per gareggiare”, ha detto Coutts.
Infine la Louis Vuitton Cup. Tornerà quella che è un’istituzione nell’ambito dell’America’s Cup? Nessuno lo ha detto ufficialmente ma è un bel si convinto quello che c’è nell’aria. Lasciata la Coppa subito dopo Valencia (32ma) per dissapori con Bertarelli, La Maison francese ha ricominciato a corteggiare l’America’s Cup con il Louis Vuitton Trophy disputato con le “vecchie” AC90. Ora ritroverà questa sua vecchia “fiamma” di due secoli fa. E già…due secoli: la “Ditta di pelletterie Louis Vuitton” fu fondata nel 1854 e l’America’s Cup prese il suo attuale nome nel 1851, in occasione della vittoria dello schooner America nella “Coppa delle Cento Ghinee”. Insomma, tra coetanei ci si intende meglio!
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