“Non si può chiedere la chiusura dei parchi. Al contrario i parchi vanno fortemente sostenuti perché costituiscono un investimento altamente remunerativo dal punto di vista ambientale ed economico per le comunità locali e per la Liguria nel suo complesso. È per questa ragione che diversi Comuni chiedono di entrare a far parte dei parchi”.
L’assessore alla caccia della Regione Liguria Renata Briano replica alla proposta al consigliere regionale Francesco Bruzzone, dopo la sentenza della Corte Costituzionale con la quale viene impedita l’attività venatoria ai cacciatori che non resiedono nei parchi o nelle aree contigue , ma va oltre la querelle con il rappresentante della Lega.
“Ancora una volta i ricorsi di chi è contro la caccia si ritorcono contro i parchi”, aggiunge l’assessore Renata Briano riferendosi al Wwf Liguria e alla Lipu.
“Purtroppo gli equilibri raggiunti in questi anni con fatica e impegno – continua l’assessore – sono stati messi in discussione da chi è, a priori, contro ogni forma di attività venatoria, così come è avvenuto nelle Alpi Liguri con un ricorso contro il paesaggio protetto. Il risultato è stato quello di aver ridotto sensibilmente le dimensioni del parco”.Tali iniziative, per quanto legittime, hanno come effetto quello di alimentare posizioni contrarie ai parchi. Ne sono un esempio emblematico le affermazioni del Consigliere regionale della Lega Nord, Francesco Bruzzone.
L’assessore Briano ha immediatamente convocato un tavolo di lavoro per cercare di trovare una soluzione alla situazione che si è venuta a creare in seguito alla sentenza della Consulta. “A questo punto – conclude l’assessore – sono necessari provvedimenti urgenti in accordo con gli enti parco, le province e il mondo venatorio, per evitare che venga rimesso in discussione quell’equilibrio e che si riporti indietro il percorso finora compiuto grazie alla buona volontà di tutti”.
La Corte Costituzionale, con la sentenza 11 novembre 2010 n. 315, ha dichiarato illegittima la norma contenuta nella legge regionale 29/1994 che consentiva ai cacciatori iscritti agli Ambiti Territoriali di Caccia di praticare la caccia nelle cosiddette aree contigue dei parchi naturali, quei territori che sono posti a cornice di alcuni dei parchi regionali liguri quali Antola, Aveto, Portofino, Montemarcello Magra.
La Regione, con la norma ora decaduta, aveva ritenuto corretto applicare il principio della cosiddetta “residenza venatoria”, al centro della riforma introdotta dalla legge sulla caccia 157/1992, rispetto alla residenza anagrafica.
Questa soluzione legislativa aveva consentito di raggiungere un buon equilibrio fra le esigenze di tutela delle aree protette e le istanze dei cacciatori, rasserenando quel clima di acceso contrasto fra parchi e cacciatori degli anni ’90 e permettendo ai parchi di diventare soggetti importanti dello sviluppo delle aree interne e montane.
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