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VOLVO OCEAN RACE

VOR: obiettivo sicurezza

vor obiettivo sicurezza
redazione

VELA - Quattro delle cinque barche impegnate nella quinta tappa della Volvo Ocean Race sono a circa 400 miglia dalla metà del percorso da Auckland a Capo Horn. Mentre il barometro continua a scendere, le condizioni peggiorano e i team registrano vento dai 35 ai 45 nodi con onde enormi, tutti navigano non al limite delle loro potenzialità, per cercare di preservare uomini e mezzi.
Chi ha sofferto di più della situazione estrema è CAMPER with Emirates Team New Zealand, che è stato costretto non solo a lasciare la testa della flotta ai francesi di Grouapama ma a rallentare considerevolmente per dar modo all’equipaggio di riparare un danno alla paratia di prua, gravemente delaminata e danneggiatasi per le continue cadute nel cavo delle onde. Secondo quando comunicato dalla barca, un impatto particolarmente forte ha causato la delaminazione dell’omega strutturale di prua. Lo skipper Chris Nicholson ha detto che: “La barca non è in pericolo immediato e l’equipaggio sta bene, ma con questo problema di minore rigidità della parte prodiera e le condizioni di vento forte non possiamo spingere quanto vorremmo.” In un’intervista precedente il navigatore di CAMPER Will Oxley aveva spiegato che il team era stato impegnato in lavori piuttosto significativi alla paratia, danneggiata nei primi giorni di navigazione della tappa. “Abbiamo tagliato quasi la metà della paratia e l’abbiamo laminata di nuovo. Nel mezzo della notte si sentivano i rumori pochi consueti di seghe e trapani. Ora dobbiamo aspettare che la resina tiri, speriamo che tutto vada bene e si possa ripartire.”
Da bordo del leader provvisorio Groupama 4, il timoniere Laurent Pages ha raccontato dell’incredibile quantità di acqua che spazza la coperta, tanto che diventa difficile vedere con chiarezza gli strumenti posti sull’albero, e informazioni importanti come la rotta, l’intensità e la direzione del vento. “Con l’acqua e i caschi che indossiamo, praticamene non si vede nulla. Sembra quasi di avere gli occhi chiusi… bisogna seguire le sensazioni che vengono dalla barca, lo sbandamento, l’accelerazione l’assetto longitudinale.” Pages ha spiegato che è difficile riuscire a timonare per più di un’ora alla volta. Il timoniere si tiene stretto alla ruota per evitare si essere spazzato via dalle onde che frangono in coperta, che i muscoli e le spalle fanno male e che anche il più piccolo problema di concentrazione può avere effetti gravi.
I leader della classifica generale, gli spagnoli di Telefónica, sono risaliti in seconda posizione a poco più di 18 miglia dai transalpini. Secondo l’esperto navigatore australiano di Andrew Cape, il team iberico naviga a circa il 90 percento delle sue potenzialità cercando un compromesso fra velocità e sopravvivenza. “Stiamo ancora spingendo, ma sappiamo che c’è ancora molta strada da fare. Ci teniamo un margine di riserva.” Cape ha detto che il team sta navigando con un margine di sicurezza elevato, soprattutto nelle manovre e nei cambi di vele, per evitare il rischio che qualcuno possa cadere in mare. In piena zona dei “quaranta ruggenti” con raffiche oltre i 45 nodi e un mare molto difficile Cape ha detto che il team continuerà ad adottare questa strategia di controllo. “Siamo contenti della nostra posizione, molto più di quanto non lo fossimo qualche ora fa. Per ora non stiamo cercando più vento.” Tuttavia, secondo Cape il gioco cambierà quando la flotta si avvicinerà al secondo dei tre cancelli della zona di esclusione che la protegge dal rischio iceberg, perché i team avranno maggiori possibilità di scelta e in particolare di spingersi più a sud. Superato anche il terzo cancello i team si ritroveranno davanti a una sorta di “foglio bianco” tutto da scrivere. “Sarà un cambiamento importante, quasi una ripartenza. A quel punto tutti dovranno dimostrare di cosa sono capaci. I giochi si apriranno. Penso che rimarremo tutti vicini, e poi sarà interessante quando saremo in pieno oceano aperto.“ Con i leader francesi a meno di 20 miglia davanti alla prua di Telefónica, Cape ritiene di poter essere fiducioso. “Non c’è molta acqua fra noi e Groupama, e potrebbero accadere molte cose. E’ un vero campo minato di pericoli, può succedere di tutto e noi faremo in modo di essere pronti.”
Del problema di CAMPER e del suo temporaneo rallentamento, hanno approfittato anche gli americani di PUMA, che si sono portati in terza piazza, a poco più di 43 miglia da Groupama e che all’ultimo rilevamento facevano registrare la velocità più alta con 20,1 nodi. Il navigatore Tom Addis ha raccontato che le condizioni del tempo sono peggiorate, con l’aria e l’acqua molto più fredde di qualche giorno fa. Quanto alla navigazione, secondo Addis il problema maggiore sono proprio le onde. “Si naviga praticamente in linea retta, ci sono poche manovre. Col mare piatto si tende a regolazioni più di fino ma con queste onde, le manovre, la condotta della barca e la sicurezza diventano l’obiettivo numero uno. Credo che nessuno stia spingendo al 100 per cento, si cerca di andare avanti e navigare in sicurezza.” Addis conferma che le posizioni al momento, hanno un valore relativo. “Cerchiamo di andare veloci, ma non ci preoccupiamo molto della classifica. Una volta passato Capo Horn, con un mare meno duro, allora ci saranno delle opportunità.” Il navigatore australiano di PUMA ha anche rassicurato sullo stato di salute dei due compagni di equipaggio, informando che: “Thomas Johanson si sta riprendendo, ora è al timone e Casey Smith ha ripreso a fare i turni, anche se di tre ore invece che di quattro e quando scende sottocoperta è un po’ rigido, i sicuro il freddo non aiuta.”
Lontano dal quartetto dei battistrada, Ian Walker e l’equipaggio di Abu Dhabi rimangono intrappolati in un’area di alta pressione con vento leggero, una situazione che non permette al team lo sperato recupero e che verosimilmente si protrarrà ancora per altri due giorni. “Non è esattamente il pacifico meridionale al suo meglio, ma in questo posto bisogna stare attenti anche ai desideri, penso che gli altri si stiano lamentando perché di vento ne hanno troppo.” Ha detto lo skipper britannico. “Ormai è chiaro che avremo due o tre giorni di ritardo a Capo Horn ma non ci possiamo fare nulla.” Lo sfortunato Team Sanya, intanto continua la sua navigazione verso la città neozelandese di Tauranga, dove farà scalo per verificare il danno al timone ed elaborare una strategia per tornare in regata il prima possibile.
Secondo le previsioni del meteorologo della regata Gonzalo Infante sembra che il peggio non sia ancora passato, anzi. “Le condizioni si prevede che peggiorino nelle prossime 24 ore. La flotta cadrà nella parte occidentale e più violenta della bassa pressione, che porterà venti di tempesta con raffiche fino a 55 nodi e onde superiori ai nove metri di altezza. Questo tipo di condizioni molto dure, potrebbero accompagnare la flotta fino al passaggio di Capo Horn.”
Quando si è entrati nel settimo giorno di regata, i leader si trovano a meno di 4.500 miglia dal traguardo. Al rilevamento delle ore 14 (italiane) il francese Groupama 4 guida con un vantaggio di 18,3 miglia su Telefónica, terzo è PUMA a 43,7 miglia dai leader, mentre gli ispano/neozelandesi di CAMPER sono scesi in quarta posizione a 74,1 miglia. Quinto rimane Abu Dhabi il cui distacco oggi ammonta a 646,4 miglia.
 
Posizioni al rilevamento delle ore 13 GMT (14 ora italiana) del 24 marzo 2012:

1. Groupama sailing team 4.470,8 miglia da Itajaí

2. Team Telefónica, +30,7 +18,3

3. PUMA Ocean Racing powered by BERG, +43,7

4. CAMPER with Emirates Team New Zealand, +74,1

5. Abu Dhabi Ocean Racing, +646,4

6. Team Sanya, +1.447,7


24/03/2012 17:33:00 © riproduzione riservata






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