“È una sfida con se stessi: ci si dedica anima e corpo a ogni barca, per perfezionarla sempre più”. Nelle vene di Roberto Tramontin scorre la passione per un lavoro artigianale davvero impegnativo: la sua professione, infatti, è quella del costruttore di gondole veneziane. E l’officina è già alla quarta generazione. I suoi cantieri si trovano nel sestiere di Dorsoduro, i cui canali riflettono le antiche facciate sulla loro acqua, di solito perfettamente calma. “La quiete fa parte della magia di Venezia, quando la nebbia avvolge e attutisce ogni cosa in un’atmosfera ovattata e l’unico rumore che si sente è quello di un remo che fende l’acqua...”, ci racconta il maestro d’ascia. Fu il suo bisnonno, in questo stesso luogo, a fondare l’officina, nel lontano 1884. E da allora, questa realtà ha plasmato la tradizione dell’arte gondoliera veneziana: “Il mio bisnonno apportò alcune modifiche alle antiche gondole, accorciando il lato di dritta e conferendo all’imbarcazione la sua caratteristica forma asimmetrica. In questo modo, la gondola scorre rettilinea, ogni volta che il gondoliere immerge il remo sul lato destro. E queste misure, dime e forme, sono le stesse che, a tutt’oggi, utilizzo io: la nostra unità di misura è, infatti, il «piede veneziano», che meglio si adatta alle proporzioni delle gondole,” ci spiega Tramontin. Fino al XIX secolo, il piede era un’unità di misura comune in Europa, e rappresentava una lunghezza diversa nelle varie parti d’Europa – a Venezia, misurava 34,8 cm. Un altro legame con il passato è lo stemma di casa Savoia, che, all’ingresso dell’officina, troneggia sopra l’insegna «Domenico Tramontin e Figli» – e che la dice lunga sul prestigio dei Tramontin, blasonati fornitori di corte. “Quando, a sedici anni, iniziai a lavorare con mio padre qui nell’officina, ancora non avevo ben chiaro a che cosa mi stessi avvicinando: il valore di questo lavoro si comprende con l’andare del tempo; soltanto con il tempo si capisce che qui si crea qualcosa di unico al mondo,” ci dice il costruttore di gondole.
Il giusto equilibrio fra tradizione e modernità
Fra gli attrezzi tradizionali, si annoverano ascia, sega, martello e pialletto: Roberto Tramontin possiede ancora il pialletto manuale in legno del nonno, il quale, anno dopo anno, vi ha lasciato l’impronta della sua mano. Ma accanto agli antichi strumenti, compaiono anche elettroutensili: “È un lavoro artigianale di grande tradizione, ma questo non significa restare ancorati al passato: anche nel nostro campo occorre evolversi, per progredire costantemente,” ci dice, porgendo al suo collaboratore Paolo Favaro il pialletto a batteria GHO 12V-20 Professional Bosch, l’unico da 12 Volt disponibile sul mercato. “Un pialletto dev’essere leggero, perché, in genere, lo si conduce con una sola mano e lo si utilizza a lungo,” prosegue l’artigiano. Poiché il GHO 12V-20 Professional, quanto a peso e dimensioni, è paragonabile a un classico pialletto manuale, permette lo stesso livello di maneggevolezza: Paolo Favaro può quindi lavorare in maniera comoda, controllata e versatile in ogni posizione. Inoltre, l’utensile è ben bilanciato, ergonomico e particolarmente compatto, grazie al sistema da 12 Volt e all’adozione del motore EC brushless – che, per di più, offre prestazioni elevate ed è esente da manutenzione. E da amante della quiete qual è, Roberto Tramontin apprezza molto anche la silenziosità del pialletto. Fra i pregi che Paolo Favaro evidenzia ci sono la concezione robusta, con alberino di piallatura in alluminio, e le molte pratiche funzionalità: per esempio, la regolazione di profondità su venti diversi livelli, impostabile tramite manopola sino ad un massimo di due millimetri. Quando occorre piallare a profondità oltre il millimetro, un apposito pulsante di sicurezza sblocca la regolazione. La lama di ricambio si trova in uno specifico cassetto ricavato nell’impugnatura dell’utensile; la chiave a brugola necessaria per sostituirla, in uno scomparto del vano batteria, per evitare che venga persa. Per un lavoro ancora più versatile, è inoltre presente un dispositivo di espulsione trucioli, innestabile a scelta sul lato destro o sinistro dell’utensile.
Rovere, ciliegio, noce... ogni legno al suo posto
Da maestro dell’arte gondoliera, Roberto Tramontin ha un debole per il legno: “Bisogna saperne riconoscere la qualità e sceglierlo con cura: ad esempio, è determinante sapere se il legno proviene dalla zona di tronco esposta a Sud o a Nord. Ogni singolo pezzo ha caratteristiche proprie e va sistemato in un determinato punto: il duro legno di rovere, per le fiancate; il leggero abete rosso, per lo scafo; il ciliegio, invece, per gli elementi trasversali, essendo facile da piegare a fuoco. Le costolature interne sono in legno d’olmo, più elastico, mentre la pedana del gondoliere è in legno di larice; inoltre, utilizziamo tiglio, noce e mogano”. Prima che su una gondola si sistemino le fiancate, le lunghe assi vanno lasciate asciugare all’aria per mesi, dopodiché andranno messe a forma, utilizzando il fuoco e l’acqua... Costruire gondole non è cosa semplice! “La qualità degli utensili con cui lavoriamo il legno, quindi, è molto importante per noi,” riprende Roberto Tramontin, ripassando continuamente la mano sugli elementi delle fiancate che ha appena piallato con il GHO 12V-20 Professional. Il compatto pialletto a batteria ha superato il suo esame, e ora prova un altro utensile della gamma Bosch da 12 Volt: il GKF 12V-8 Professional, il primo rifilatore a batteria alimentato a 12 Volt. L’impugnatura, particolarmente compatta ed ergonomica, consente di condurre comodamente l’utensile con una sola mano, ad esempio per fresare profili e smussi concavi o convessi. Roberto Tramontin ne è soddisfatto e getta un altro sguardo al suo lavoro: “Hai questo legno qui e ne tiri fuori qualcosa che il mondo ci invidia. È un simbolo dell’Italia, non solo di Venezia: anche sull’Himalaya sanno che cosa sia una gondola. Costruire mi piace: è qualcosa che viene dal cuore, poi passa per la testa e, infine, si realizza con le mani”.
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