Sotto il sole, con una ventina di nodi di vento, la flotta dei ministi avanza ad alta velocità verso il Golfo di Biscaglia e già si pone la questione di come affrontare questa fase finale della corsa, entro uno o due giorni. Nei Serie come nei Proto, i migliori della prima tappa sono di nuovo in prima linea. Il divario tra coloro che lottano per la vittoria e gli altri è di poche decine di miglia dopo meno di 48 ore di gara.
A leggere le traiettorie dei concorrenti sulla cartografia possiamo vedere che l'esercizio della navigazione alle andature portanti è molto più sottile di quanto sembri. Lontano dall’ortodromica, i concorrenti disegnano curve a destra e a sinistra che fanno capire quanto siano un tutt’uno con la loro barca quando sono tesi ad ottenere le prestazioni migliori. Quando il vento monta è l’occasione giusta per recuperare qualche grado di rotta; quando molla, è l'occasione di orzare di nuovo per trovare del vento apparente e la velocità. La verità è che si segue il comportamento della barca, la sua propensione a volare di onda in onda.
In queste condizioni gli strumenti non sono un indicatore preciso dello stato dell’arte; ci si basa sulle sensazioni, sulle “chiappe” che sentono se la barca ha la giusta velocità. E’ la musica che proviene dalla chiglia e dai timoni che ti da il ritmo e ti fa capire se la barca sta andando.
Tutto è complicato anche perché, al contrario della prima tappa, la luna non c’è e questo è un dato che cambia radicalmente il gioco. I concorrenti meno esperti che non hanno ancora assimilato tutte le sensazioni della barca, hanno bisogno di riferimenti visivi e sono quindi più handicappati. Alcuni si incazzano perché non hanno riferimenti visivi e non sanno più dove sono, altri la prendono con filosofia, come dovrebbe sempre essere e vanno a dormire. La notte, in fondo, è fatta anche per quello, come è apparso evidente quando una barca di scorta ha incrociato con i suoi fari Yoann Tricault (C-Possibile) che ha continuato imperterrito a dormire.
Questi i piccoli guai riscontrati sulle barche. Jean-Marie Oger (Acebi) non ha risolto il suo problema alla drizza dello spi. Boidevezi Nicolas ( Fondation Terrevent.org) ha invece testato con successo il suo bompresso dopo aver lasciato asciugare la stratificazione abbastanza a lungo. La riparazione regge. A bordo di Adrenaline, Romain Mouchel ha dovuto porre rimedio ad una infiltrazione d’acqua dalla chiglia. Al momento sembra tutto risolto.
Venendo alla corsa, nei Proto i due leader della rotta nord si tengono a qualche miglio l’uno dall’altro. Aymeric Chappellier (La Tortue de l’Aquarium La Rochelle) ha preso l'iniziativa di strambare per primo davanti Milan Kolacek (Follow Me) per far rotta verso est, e così Giancarlo Pedote (Prysmian) dovrebbe vedere la sua rotta convergere con quella dei primi due. Fare rotta verso Capo Finisterre aiuta a mantenere la possibilità di nuove scelte sulla base delle variazioni climatiche sul Golfo di Guascogna. In due giorni di dovrà scegliere: strambare di nuovo per cercare di aggirare le calme attese da nord o tentare una soluzione di rotta diretta vista l'incertezza sulle reali condizioni meteo che la flotta incontrerà. Per la Serie bisognerà solo attendere un po’ di più prima che inizino le grandi manovre. Per ora Ian Lipinski (Althing) continua a resistere agli attacchi dei suoi inseguitori guidati da Justine Mettraux (TeamWorks). Ma dal primo al sesto, Simon Koster (Go 4 It), le differenze sono così piccole che nulla è ancora deciso.
Buona partenza per Ambrogio Beccaria in Class 40 dove è secondo ma con poco distacco. Bene anche Alberto Bona, ottavo. In Imoca da seguire Giancarlo Pedote, al suo ritorno in regata
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