"Per la prima volta" si legge sul blog di Salvatore Cimmino, atleta con disabilità che ha nuotato per tutta Italia denunciando le barriere architettoniche e culturali che impediscono ancora oggi una vera integrazione sociale "voglio usare il verbo denunciare per mettere in risalto quanto la nostra società, nonostante viviamo in uno stato di diritto, non faccia alcuna fatica a calpestare la libertà, la dignità di persone che hanno l'unica colpa di ribellarsi alle angherie dei vicini".
Si riferisce al caso di Genova di qualche mese fa, dove una madre ha ricevuto lo sfratto dal Comune perché la figlia disabile disturbava il "buon" vicinato; ma anche a quello che è accaduto in un piccolo paese sardo, a Tanaunella vicino Budoni, dove un'altra madre viene insultata solo perché accompagnava suo figlio, affetto da distrofia muscolare, in occasione delle elezioni comunali, a votare, sentendosi dire se non si vergognava a portare a votare il figlio in "quelle condizioni". O anche a quello che è successo a Torino, ad un ragazzo di 29 anni, cui è stato negato il diritto alla salute, ma anche all'ipotesi - ormai sempre più insistente - dell' annullamento dei nuovi Livelli Essenziali d'Assistenza. E si potrebbe ancora dire e indignarsi: da oltre 7 anni non viene più finanziata la legge n. 13 del 1989 sull'abbattimento delle barriere architettoniche.
Si indigna, Salvatore Cimmino, e scrive. Infine protesta e inizia lo sciopero del nuoto. "Carissimi compagni di viaggio, viviamo in un Paese dove oltre 5 milioni di nostri connazionali vivono una realtà infernale" si legge "è mio dovere denunciarlo e portarlo alla vostra conoscenza, alla luce del sole. Come ho scritto qualche tempo fa, il mio è uno sciopero, uno sciopero del nuoto, smetterò di nuotare finché non sarà garantito il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona disabile per promuoverne la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, e nella società; finché non saranno prevenute e rimosse le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona, per permettere al disabile una partecipazione attiva alla vita della collettività, quindi di predisporre quegli interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale". Una protesta che sicuramente ricalcherà il carattere di questo atleta che, "capotosta", non rinuncerà certo a questo nuovo obiettivo. Per tutti. (Erica Battaglia)
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