VELA, Malta - Si conclude a Palermo la Middle Sea Race di Matteo Miceli e dell'equipaggio del suo Este 40. Nella serata di ieri, verso le 23:00, il bulbo dell'imbarcazione si è impigliato in alcune spadare che ne hanno limitato la manovrabilità e, soprattutto, ridotto sensibilmente la velocità. "Era come se fossimo tenuti al guinzaglio - ha dichiarato Matteo Miceli che sta raggiungendo Palermo - e avevamo grossi problemi di governabilità della barca in una notte da incubo con vento a 30 nodi e raffiche che sfioravano i 50. Abbiamo anche rotto due drizze e il motore, con l'elica avvolta nelle reti, ci ha creato problemi e non riuscivamo a ricaricare le batterie. Fino a questa mattina alle prime luci dell'alba non abbiamo potuto far nulla. Non appena la visibilità lo ha consentito - prosegue Miceli - ci siamo messi a secco di vele e mi sono tuffato tagliando le reti con un coltello. E non ho trovato solo le reti, ma anche quattro gavitelli. Ma i danni che abbiamo subito stanotte non ci consentono di continuare con la necessaria sicurezza ed abbiamo deciso per il ritiro. Mi spiace perché con il vento forte avevamo cominciato una bella rimonta che dopo Stromboli ci aveva portato nelle prime posizioni della nostra classe". 
"Quella delle spadare è una pratica che deve cessare - argomenta Chiara Zarlocco, presidente dello Yacht Club Favignana, circolo per il quale gareggia Matteo Miceli - Non è la prima volta che delle barche in regata incappano in questo tipo di inconveniente che può risultare anche pericoloso se le condizioni meteo sono avverse. Ma il vero problema sono i danni che queste reti provocano, perché non servono a pescare i pesci spada, come il loro nome suggerirebbe, ma rimangono impigliati in queste trappole mortali anche squali, delfini, tartarughe e capodogli. 
Queste reti arrivano a uccidere anche 10.000 cetacei in un anno, con capodogli e delfini che, non riuscendo più ad emergere, muoiono per soffocamento. Le spadare sono la prima causa di morte per questi animali. Le Nazioni Unite le hanno proibite da 16 anni e l'Unione Europea da sei, ma nonostante i grandi sforzi della Guardia Costiera che effettua sequestri di centinaia di chilometri di reti ogni anno, questa pratica barbara non riesce a essere debellata".
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