Nella primavera del 1947 il viareggino Mario Giacometti aveva diciannove anni e, come scrive nel primo capitolo del libro di memorie “Rotta per la Palestina”, tutta la sua ricchezza consisteva “nella gioventù e nel mestiere di marinaio” che, per generazioni, aveva dato da vivere alla sua famiglia.
La madre lo avrebbe voluto sacerdote ma è impossibile per il giovane Mario resistere al richiamo del mare e delle navi. Si imbarca sul Giovanni Maria, un barcobestia di 600 tonnellate nato per la pesca sui banchi di Terranova, affondato al largo della Sicilia durante la guerra e poi recuperato e convertito nave da trasporto.
Alle Grazie, nel golfo della Spezia, dove il Giovanni Maria viene messo a terra per lavori di manutenzione comincia la singolare storia di Mario e dell’equipaggio del barcobestia: un giorno vengono a sapere che la nave è stata venduta a un nuovo armatore, una società che fa capo agli uomini dell’Haganà, l’organizzazione clandestina di difesa ebraica che in Europa opera attraverso l’Aliah Bet, per portare in Palestina – forzando il blocco inglese – gli ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio.
Mario e i suoi compagni vengono informati della missione alla quale è destinata la nave e devono scegliere: accettare, correndo il rischio di finire nelle prigioni inglesi, o sbarcare.
Mario, insieme ad altri compagni accetta. Si troverà così coinvolto in una della pagine più drammatiche della storia del Novecento, piccola pedina in quel gigantesco esodo che porterà in Palestina decine di migliaia di uomini, donne e bambini.
L’incontro con i profughi che vengono imbarcati clandestinamente sulle coste francesi è forse la parte più struggente di questo libro: difficile oggi capire tutto lo stupore e l’orrore di un giovane italiano messo faccia a faccia con i sopravvissuti a un orrore di cui, all’epoca, pochi conoscevano le dimensioni e l’entità.
Mario è, e resta, un marinaio e si immerge in questa avventura con tutta l’energia dei suoi diciannove anni e quel senso di solidarietà e umana compassione tipica della gente di mare. “Il carico umano” del Giovanni Maria diventa la “sua” missione per la quale finirà prigioniero degli inglesi in un campo di prigionia a Cipro, dove resterà per mesi fino alla nascita, nel 1948, dello Stato d’Israele. Liberato, dopo una breve tappa nel nuovo Stato, tornerà in Italia per riprendere la sua vita di marinaio.
IL BRANO:
«Amnon ci spiegò che lui e i suoi uomini facevano parte dell’Haganà e che il loro compito era trasportare i profughi nella loro patria, Eretz Israel.
C’erano certamente dei rischi, ma mi sembrava che non ci fosse niente di male.»
L'AUTORE:
Mario Giacometti, vive attualmente a Viareggio. Oggi è in pensione ma di quella avventura con l'Aliah Bet ha vivido il ricordo che è stato raccolto dalla figlia Daniela, coautrice con il padre del libro uscito in libreria per il Giorno della Memoria.
Daniela Giacometti, nata a Viareggio, laureata in Lettere, ha insegnato materie letterarie. Attualmente collabora con un’associazione di carattere culturale e sportivo (ACSI) e si occupa del settore cultura.
ROTTA PER LA PALESTINA
Mario Giacometti e Daniela Giacometti
Mursia
Collana: testimonianze
pp. 144
€ 13,00
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