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MARINA MILITARE

Modello della corazzata Roma al Museo Storico Navale di Venezia

modello della corazzata roma al museo storico navale di venezia
red

La collezione del Museo Storico Navale si è arricchita con la donazione di una riproduzione in scala 1:100 della corazzata Roma raffigurata nel suo aspetto del 1942. Il modello, realizzato dal sig. Giancarlo Barbieri in metallo e legno, è il risultato di un minuzioso lavoro di documentazione basato sui piani di costruzione presso gli archivi storici la cui realizzazione ha richiesto venti anni di lavoro valendo all’autore il primo premio al campionato italiano di modellismo navale del 2005.
Il 9 settembre 1943, giorno successivo alla firma dell’armistizio, la corazzata Roma, nave ammiraglia della flotta della Regia Marina al comando dell’Ammiraglio Carlo Bergamini, faceva rotta verso le basi alleate del Mediterraneo orientale.
Giunta in prossimità dell’Isola dell’Asinara venne attaccata da 15 bombardieri tedeschi con un nuovo tipo di bombe-razzo radiocomandate e sganciate da grande altezza.
Nonostante l'intenso fuoco di sbarramento contraereo la corazzata Roma e i cacciatorpediniere Da Noli e Vivaldi furono affondati. Persero la vita per la Patria l’Ammiraglio Bergamini e 1657 marinai.
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Impressioni sull'affondamento della Regia Nave Roma
di Francesco Saverio Bernardi (Aspirante Guardiamarina su Nave Roma)

Siamo in navigazione fuori dalle Bocche di Bonifacio quando sulla Stazione di Tiro mitragliere, dove io mi trovo dall'inizio della navigazione avvistiamo 5 aerei che ci sembrano nazionali, dirigenti su di noi a quota di oltre 6.000 metri.
Diamo l'avvistamento alla plancia che li riconosce per aerei germanici. Osserviamo bene e da uno degli aerei si stacca una massa non ben definita: sulle prime mi sembra un aereo colpito (tale impressione è anche di alcuni puntatori dell' SDT).
Tale massa cade a mare vicino alla poppa di un incrociatore che naviga davanti a noi alla nostra dritta. Essa provoca un'enorme colonna d'acqua.
Penso allora che sia una bomba d'aereo di grossissimo calibro. Nello stesso istante a bordo della nostra nave batte l'allarme aereo (sono le ore 15:45).
Siamo decisamente attaccati da questi 5 aerei che sganciano su di noi. Seguiamo il secondo attacco condotto da un aereo che prende come bersaglio proprio la "Roma". Ci viene di prora e quando si trova circa allo zenit, lancia la bomba. Si nota al di sotto dell'aereo una grossa fiammata, tanto da sembrarci colpito da una granata, dopo di che si vede immediatamente e chiaramente la scia che la bomba lascia.
Si segue magnificamente e ce la vediamo diretta sulla nostra testa. Gridiamo alla plancia di accostare.
A una quota minore si distingue perfettamente la bomba che ingrandisce rapidamente. È uno spettacolo terrificante. La vedo cadere a mare all’ altezza del barcarizzo di poppa sulla nostra dritta.
Un altro aereo che ci attacca di poppa sgancia su di noi e ci colpisce sulla dritta. La nave subisce un fortissimo scossone e sbanda lievemente sulla dritta.
Nell'SDT c'è molta confusione. Vogliamo metterci a ridosso, ma il comandante Giugni ci ordina di rimanere al nostro posto. Ritorniamo. Metto a posto la cuffia di allacciamento con la plancia e alcuni microfoni, i cui cavetti lasciati in disordine impediscono il libero movimento sull’SDT.
Siamo i Guardiamarina Guidoni, Tropea, Vacca, Meneghini, l'Aspirante Scotto e io. Il Sottotenente di Vascello Milani credo si sia ridossato in torrione perché non lo vedo. Assistiamo ad altri 3 sganci; le bombe ci cadono fuori bordo più o meno lontano, sempre seguendo la scia dal momento del lancio fino al momento dell' esplosione.
Mi fa impressione il fatto che queste bombe non fanno assolutamente parabola. SulI'SDT nessuno è più al suo posto. Ci sentiamo molto agitati, nonché risentiti verso la plancia perché non si accosta, cercando di evitare le bombe.
Un denso fumo comincia a levarsi tra il torrione e il fumaiolo prodiero, dove siamo noi. Assisto intanto a un sesto lancio da parte di un aereo che ci attacca di prora: seguo la bomba, odo il fischio lacerante poi una tremenda esplosione, seguita da una immensa fiammata, mi investe e mi fa precipitare.
Ho la netta sensazione di rotolarmi in un baratro di fumo e di fiamme. Il puzzo di polvere bruciata mi colpisce talmente le narici, che ancora oggi mi fa senso il sentirlo.
Credo di morire.
L 'istinto di conservazione mi fa raggomitolare per difendermi dai colpi. Mi copro il viso con le mani. Dopo un tempo che credo poter stabilire in 30 secondi circa, mi rialzo poiché sento che è ritornata un po' di calma. Mi sento abbastanza bene tranne un forte bruciore alle mani e qualche ammaccatura.
Mi cola un po' di sangue dal naso. SulI'SDT non c'è più nessuno tranne il Guardiamarina Meneghini che con la faccia insanguinata (ha due tagli sul cuoio capelluto) comincia a scendere a basso.
C'è anche un corpo a terra che non identifico, lo tento di calarmi sulla torretta Direzione Tiro Medio Calibro di dritta - mi trovavo da quel lato - ma la vedo molto distante da me.
Vado allora sul lato sinistro e mi accorgo ora che l'SDT mitragliere è fortemente sbandata sulla dritta tanto che devo aggrapparmi ai monconi delle colonnine Direzione Tiro per portarmi dall'altro lato. Il metallo sotto le mie mani lo sento quasi rovente. Di lì salto sulla torretta DTMC di sinistra, quindi mi calo sulla piattaforma della torretta stessa e salto sull'albero di carico.
Non penso neanche di usare le scalette. Salto dalla tuga direttamente in coperta, andando a finire coi piedi fra i congegni di una mitragliera binata da 20 mm (N:I2). In quest'ultimo salto mi devo essere distorta una caviglia perché quando giungo a poppa sento un forte dolore alla gamba destra.
Giungo a poppa che la nave è già fortemente sbandata sul lato dritto tanto che l'acqua sta per toccare il trincarino. C'è già molta gente in coperta, ma nessuno si decide a buttarsi in acqua. Vedo il Cap. Med. Lorenzini che presta i primi soccorsi ad alcuni feriti. Gli chiedo del mio stato mostrandogli le mani. Nulla di grave, ma gli dico di guardarmi in faccia perché sputo sangue. Nulla dì grave anche qui: e sempre il naso che cola. Mi sento un poco intontito e disturbato. Vedo il Ten. Russino e gli chiedo se dobbiamo buttarci a mare o aspettare. Vedo l'STV Cervone e gli faccio la stessa domanda.
A poppa noto i seguenti ufficiali: Ten. G.N. Betti, Ten. G.N. Castracene, e G.M. Catalano che sostiene il Marò Del Vecchio ferito gravemente al braccio sinistro. Intanto i primi si buttano in acqua, Incerto sul da farsi comincio a levarmi i lacci delle scarpe, poi butto via le scarpe stesse. Mi tolgo anche i pantaloni avendo però l'accortezza di levare tutto ciò che avevo nelle tasche per metterlo nella giacca. Salvo così il portafoglio con i denari e le fotografie di Marialuisa e Carla. Giunge intanto a poppa il T.V. Incisa che ci incita a buttarci a mare perché la nave non si può più mantenere a galla.
Gli vedo il viso molto ustionato. Mi butto a mare e l'acqua salata mi acutizza il bruciore alle mani. Nuoto male perché il piede mi fa male. Ma il salvagente mi sorregge bene. Mi allontano abbastanza rapidamente, ci sono vicino a me alcuni marinai che voltati verso la "Roma" mi dicono di guardare lo spettacolo, io non mi volto; sento queste parole: c'è ancora qualcuno aggrappato alle eliche - la nave si è rovesciata. Dopo qualche minuto mi volto anch'io e vedo la "Roma" rovesciata e spezzata in due: la prua è quasi verticale all'acqua. La visione mi inorridisce. Riprendo a nuotare e mi sento chiamare, da vicino.
Non lo riconosco, gli chiedo chi sia, tanto è trasfigurato dalla bruciatura: è Scotto che mi chiede aiuto, non ci vede. Un pò per lo choc nervoso, un po' per il dolore alle mani, non me la sento. Già c'era un marinaio, Lorenzini, che aiutava me. Mi avvicino al Cacciatorpediniere Mitragliere che per primo si è fatto sotto per ripescarci. Lorenzini mi aiuta sempre e ci spingiamo sotto la poppa del Caccia.
Mi gettano la cima che agguanto con un po' di sforzo per via delle mani. Alcuni marinai e un ufficiale mi issano a bordo e mi panano di peso nel quadrato dove già alcuni feriti ricevono le prime cure. Anche io vengo soccorso dopo i più gravi. Un ringraziamento a Dio che mi ha salvato la vita.
N.B. L 'accensione della fiammata, notata al momento dello sgancio della bomba, era presumibilmente dovuta all'accensione dei "razzi guida" che servivano al puntatore per seguire la traiettoria della bomba e teleguidarla sul bersaglio.
Da un primo tempo e fino al 1993, la convinzione era che oltre alla guida del comando radio, la bomba fosse anche a propulsione-razzo (cioè non a caduta libera). Il che fu smentito dagli stessi piloti degli aerei D021 7K: le bombe furono lanciate con caduta libera, ma teleguidata con un nuovo sistema di radiocomando.


28/11/2008 06:11:00 © riproduzione riservata






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