Alle ore 13.01 UTC, le 15.01 italiane, il friulano Alberto Bolzan è diventato il primo velista italiano ad aver doppiato il celeberrimo Capo Horn in prima posizione per la seconda volta consecutiva. Nel 2015 era a bordo di Alvimedica e oggi su Team Brunel, guidato dallo skipper olandese Bouwe Bekking e dall’esperto navigatore Andrew Cape. Grazie al passaggio in prima posizione, Bekking e il suo equipaggio conquistano un punto bonus.
Il doppiaggio di Capo Horn segna la fine di una difficile navigazione nell’Oceano Antartico, segnato da condizioni meteo durissime e dalla scomparsa in mare del britannico John Fisher del team Sun Hung Kai Scallywag, a cui tutti i velisti hanno voluto rendere omaggio.
Malgrado il risultato, e il passaggio dal Pacifico all’Atlantico, Bekking ha spiegato che l’atmosfera a bordo durante l’approccio a Capo Horn è stata piuttosto triste. “I ragazzi sono molto, molto stanchi.” Ha scritto lo skipper in un blog da bordo. “Anche se siamo in testa, nessuno se la sente di festeggiare… La perdita di John ci ha colpito più di quanto si creda, penso a lui ogni pochi minuti.”
Bekking non è solo nel provare questo sentimento, con il passare delle ore tutti i velisti stanno prendendo coscienza della tragica realtà della scomparsa di John Fisher. “Questa tappa si è presa una brava persona come Fish.” Ha detto Chris Nicholson da team AkzoNobel. “Siamo stati tutti colpiti moltissimo e pensiamo alla sua famiglia e ai suoi amici.”
Alle spalle di Team Brunel il gruppo di cinque barche guidate da Vestas 11th Hour Racing, con lo skipper statunitense Charlie Enright, che era proprio al comando di Alvimedica nel 2015 e la cui barca è tornata in regata nella settima tappa. “Penso di parlare a nome di tutti a bordo, dicendo che non vedo l’ora di arrivare all’Horn.” Ha detto il navigatore britannico di Vestas, Simon Fisher. “E’ il più duro da affrontare dei grandi capi e questa volta penso sia stata la tappa nel Southern Ocean più difficile da un po’ di tempo. E’ il mio quinto giro e non mi ricordo di un’edizione così dura. Come al solito abbiamo avuto 35/40 nodi, quindi nell’ultima settimana e mezza non abbiamo proprio potuto prendere un attimo di respiro, con queste condizioni… Certo, penseremo a cosa significa doppiare Capo Horn e certamente ci fermeremo a pensare a John e ai ragazzi di Scallywag, che hanno dovuto vivere una situazione terribile. Sarà un ottimo momento per rendere loro omaggio.”
Dee Caffari ha condotto un team di matricole, fra cui la triestina Francesca Clapcich al suo primo giro del mondo, oltre le insidie delle due tappe del Southern Ocean e oggi è nel gruppo degli inseguitori di Team Brunel. “Mi sento come una mamma orgogliosa.” Ha detto la britannica, parlando di cosa significhi per le aver portato i suoi ragazzi a Capo Horn. “Per molti di loro è stata la navigazione più a sud che avessero mai fatto. Ci sono sei velisti a bordo che non erano mai stati nel Southern Ocean prima di questa regata e ora doppieranno Capo Horn, non è una cosa da tutti. Ma la notizia tragica di questa settimana… ha fatto pensare a tutti quanto vulnerabili siamo quaggiù, quanto sia ostile l’ambiente e quanto velocemente le cose possano andare per il verso sbagliato, e come tutti abbiamo perso un amico. Ci ha colpiti tutti molto profondamente. Quindi questo passaggio è dedicato a Fish.”
Mentre la flotta sta doppiando Capo Horn, Team Sun Hung Kai/Scallywag continua la navigazione verso la costa occidentale del Cile, dove dovrebbe giungere nei primi giorni della prossima settimana.
Ora i sei equipaggi ancora in regata passeranno nell’Atlantico meridionale, risalendo la costa del Sud America, fino al traguardo di Itajaì, distante circa 1.900 miglia.
La navigatrice era attesa alle Bermuda il 6 novembre, ma la sua imbarcazione non era mai arrivata. Una mancanza di notizie che aveva acceso l’allarme nella comunità velica e tra i familiari
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