fonte ZeroZeroNews
Speculazioni a quattro zampe. Un grande business da almeno 100 milioni di euro sul pelo di 21 milioni di code, quanto quelle degli animali domestici censiti in Italia: 10.170.000 cani, 7 milioni gatti ed il resto diviso tra pesci, tartarughe, uccelli e animali esotici, costretti ad arricchire le case farmaceutiche e a svenare i proprietari.
Una speculazione tanto elementare quanto redditizia.
Nonostante i principi attivi utilizzati siano identici, i prezzi dei farmaci per uso veterinario sono infatti molto più alti, in media da tre a quattro volte superiori, rispetto a quelli usati per l’uomo.
Esempi:
Un grande affare che fa leva sull’amore per i propri animali e che non riguarda solo il prezzo del farmaco ma anche dosaggi e confezioni realizzate in modo da costringere ad acquistarne di più rispetto al necessario per una terapia abituale.
A dar involontariamente man forte a questo mercato speculativo ci si mette anche la legge europea che obbliga i medici a prescrivere il farmaco veterinario e solo in via eccezionale la versione umana.
Il veterinario deve poi per forza indicare il nome commerciale del medicinale e non il principio attivo come é d’obbligo per i medici di famiglia.
Provvedimenti che disconoscono la “Dichiarazione dei diritti degli Animali” del 1997, che all’articolo 1 recita: “Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’assistenza“.
Una situazione che, a parere dei veterinari e sulla base dell’esperienza di secoli di applicazione pratica, non ha alcuna ragione scientifica e che invece ne ha con tutta evidenza molte di carattere economico.
E come se non bastasse, a complicare ulteriormente l’assistenza sanitaria degli animali si é aggiunto il via libera del Ministero della Salute al sistema informatizzato per la digitalizzazione e la tracciabilità dell’intera filiera dei medicinali veterinari e alla sperimentazione dell’utilizzo della ricetta elettronica anche per gli animali.
Con il nuovo sistema per l’informatizzazione della ricetta, messo a punto dal Ministero della salute, i veterinari non dovranno far altro che introdurre i dati del medicinale prescritto utilizzando tablet, smartphone o un pc tradizionale.
“Tuttavia – denuncia in una interrogazione urgente al Ministero della Salute il Parlamentare del Pd Michele Anzaldi – la ricetta “semplificata” rischia di non essere tale per chi opera su singoli animali all’interno delle piccole stalle ed anche per quanto concerne gli animali da compagnia, tenendo nella dovuta considerazione, anche, le situazioni relative alle banche dati nazionali in particolare per bovini e cani.
Con tale sistema rischia di aumentare la percentuale di proprietari che nemmeno acquista il farmaco, considerato che si tratta di farmaci mai rimborsati dallo Stato ai privati e comunque prescritti a spese del propritario.”
Il parlamentare ha in particolare chiesto al Governo se sia al corrente delle criticità inerenti la questione delle prescrizioni per singolo animale e se non intenda valutare l’opportunità di verificare l’introduzione di alcune modifiche finalizzate a rafforzare la tracciabilità del percorso del farmaco, piuttosto che creare una gestione complessa e onerosa per tutti senza certezze di efficacia in settori in cui tanto chi prescrive tanto quanto viene prescritto ricade, a differenza dei farmaci umani, sui bilanci pubblici.
“In realtà – spiega l’on. Anzaldi – vi sono già delle proposte che potrebbero ovviare a queste criticità e consentire davvero il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dal Governo Si tratterebbe di seguire il farmaco usando la tracciabilità dei farmaci già prevista tra casa farmaceutica e grossista o farmacia. La destinazione finale del farmaco per gli animali da reddito é già previsto dal Decreto Legislativo 193/2006, che identifica il reale acquisto dei farmaci e il suo utilizzo fino al singolo animale. Invece la destinazione finale dei farmaci, realmente acquistati, per gli animali da compagnia può essere fatta con i dati di codice fiscale e partita Iva perché è l’unico modo per giungere alla ricetta per singolo capo su farmaci realmente distribuiti, con risparmio di costi rispetto a quanto invece si sta verificando in questo avvio di sperimentazione” Figure cardine di questo processo sarebbero le farmacie che sono già dotate di reti e software in grado di gestire in maniera efficace e trasparente la declinazione pratica della volontà del Ministero.
“L’uso della ricetta elettronica nel servizio sanitario nazionale umano, – specifica il deputato Michele Anzaldi – prevede un rimborso ai medici sia per l’acquisto del software che per l’uso del formato digitale delle ricette.”
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