Se negli scorsi mesi la crisi ha frenato la spesa (il pesce, come attesta l'ISTAT, è l'unica voce degli acquisti alimentari delle famiglie ad aver subito una drastica riduzione, pari al 10% rispetto al 2008), il Centro Studi di Lega Pesca stima una ripresa dei consumi ittici nel periodo vacanziero. Pesci molluschi e crostacei sono alimenti sani, con pochi grassi, ricchi di proprietà benefiche per la salute, e anche per tradizione si confermeranno la bandiera della gastronomia estiva.
Secondo le stime del Centro Studi dell'Associazione i consumi estivi di pesce si attesteranno nel 2009 sulle 150 mila tonnellate, per una spesa di circa 1.032 milioni di euro complessivi. La tendenza da confermare a fine stagione è che la crisi peserà principalmente sulla ristorazione, privilegiando gli acquisti domestici, con una novità: accanto al predominio incontrastato della grande distribuzione organizzata (che copre il 68% del mercato), le ragioni del portafoglio favoriranno la conquista di nuovi spazi per le forme di vendita diretta dei produttori, nei mercatini, negli ittiturismi o nei ristoranti dei cuochi-pescatori.
In un momento di grande crisi economica il vero risparmio, consiglia Lega Pesca, sta nell'accorciamento della filiera, nell'acquisto diretto dai produttori e dalle cooperative di pesca che in misura crescente effettuano vendita diretta in banchina o in propri punti vendita, con un risparmio medio del 20-30% rispetti ai consueti canali commerciali (vedi la mappa dei mercatini dei pescatori su www.legapesca.coop/filieracorta) L'acquisto a miglio nautico zero - dichiara Ettore Ianì, presidente dell'Associazione - diventa simbolo di una nuova antropologia del consumo, dove si preferisce il prodotto italiano, di qualità e a prezzi ridotti: un comportamento che consente acquisti selettivi, che ci costringe a confrontarci con la ricerca di prodotti, luoghi, tradizioni, e che finisce anche con l'andare incontro alle esigenze di un consumo cosiddetto etico.
Filiera corta anche come antidoto contro i più frequenti raggiri a danno dei consumatori, in un mercato globalizzato in cui la verdesca viene spacciata come pesce spada, lo squalo manzo come palombo, la platessa come sogliola, il pesce ghiaccio come bianchetti. La tracciabilità ormai obbligatoria dei prodotti, regolamentata dalla Unione Europea, del resto non sembra fornire garanzie certe ai consumatori: secondo riscontri effettuati dal Centro Studi Lega Pesca, nel 20% dei casi l'etichetta è del tutto assente e nel 35%, pur esposta, è incompleta.
In etichetta, secondo la legge, dovrebbero comparire: denominazione commerciale, metodo (cattura o allevamento), zona FAO di pesca o Paese di provenienza del prodotto allevato, stato del prodotto, se fresco, congelato o decongelato). Per valorizzare il prodotto e garantire ai consumatori maggiori informazioni Lega Pesca associa Consorzi che da tempo in forma volontaria forniscono informazioni supplementari, quali il sistema di pesca e l'ora di cattura e il nome del peschereccio.
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