Natale, pranzo con la famiglia, le ultime ore a letto ... per gli skipper della Barcelona World Race, i piccoli piaceri della vita quotidiana sono ancora più apprezzati in questi ultimi giorni prima della partenza del 31 dicembre. Dopo sarà un’altra vita per almeno 90 giorni. Liofilizzati, turni, piccoli ritagli di tempo rubati alla barca e dedicati al sonno. Anche in doppio le tecniche di veglia/sonno saranno quelle dei solitari, come dottor Stampi docet, ma con tempi un po’ più lunghi, anche di 2 o 3 ore. Niente periodi lunghi di sonno, quindi, perché lo sforzo psichico di rimanere tante ore sveglio sarebbe causa anche di guai fisici. Anna Corbella, l'unica donna in regata nella Barcelona World Race e skipper GAES Centros Auditivos, è pronta e determinata a difendere i tempi del suo riposo: “E’ essenziale essere in grado di riposare quando se ne ha bisogno. Se mi sveglio un minuto prima il mio turno, posso essere molto di cattivo umore. Sembra stupido, ma sento che mi mancheranno quei 60 secondi”.
Le conseguenze delle condizioni di stress che causano questi mutati ritmi di veglia/sonno non sono però pienamente conosciute e per questo sono partiti, per questa Barcelona World Race, due progetti di ricerca.
Aleix Gelabertet e Didac Costa (One Planet, One Ocean & Pharmaton) lavoreranno in collaborazione con un progetto di ricerca dell'Università di Barcellona guidato dal Dr. Ana Adan. Questo studio, che sarà realizzato dalla FNOB (Fundació Navegació Oceànica Barcelona ) avrà come titoli "I meccanismi del cervello durante un giro del mondo. Cronobiologia e gestione del sonno" e utilizza tecniche di registrazione innovative basate su immagini neurofunzionali, studi sui differenti tipi di sonno e il loro impatto sulle prestazioni del cervello. Le prime registrazioni sono state fatte durante gli allenamenti e le sessioni registrate saranno integrate da quelle del tour mondiale.
Il secondo progetto, sviluppato dalla clinica del sonno di Estivill, in collaborazione con l'Università della Murcia, riguarda l'equipaggio di GAES Centros Auditivos, Gerard Marin e Anna Corbella. La clinica per un anno e mezzo ha studiato le fasi di sonno, i ritmi circadiani e le conseguenze neurocognitive su entrambi i velisti. Queste fasi di studio hanno portato ad alcune raccomandazioni relative ai tre mesi di gara, con l'obiettivo di aumentare i loro rispettivi livelli di prestazioni.
In sintesi il suggerimento che ne è derivato è questo: dormire il più spesso possibile in fasi di tre ore, regolarmente e rispettando i ritmi diurni e notturni. Giù nei mari del sud bisognerà riadattare il tutto tenendo sempre conto della teoria di base.
"I suggerimenti del Dr. Estivill saranno la nostra arma segreta”, ammette Anna Corbella, che spiega anche come la mancanza di sonno può causare discussioni a bordo. “Con Gerard cerchiamo di essere in armonia, in particolare su cibo e sonno. Si può entrare in conflitto con l’altro semplicemente perché ti manca il sonno. A volte anche un sonnellino di 5 minuti è un lusso”.
Di tutt’altro parere Jean le Cam: "Il problema è mettere in pratica ciò che la teoria dice. E' soprattutto il far correre la barca quello che conta in regata ed è quello che detterà a voi i vostri modelli di sonno. Comunque io quando sono a bordo dormo, anche parecchio se ne ho la possibilità”. E detto da un velista della sua esperienza c’è da domandarsi quale sia la verità sull'utilità del sonno polifasico.
Bruno Garcia (We Are Water), che è medico cardiologo, è piuttosto d’accordo con Jean: “Se le condizioni sono buone, i sonni saranno lunghi. Se sono dure, spero di no, sarà il contrario. Io sono abituato alle notti di guardia, quando mi chiamano improvvisamente e devo essere pronto e lucido immediatamente. Così alla fine posso dire di essere già abituato anche ad un sonno frazionato”.
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