La Sydney Hobart si è conclusa, con la vittoria in tempo reale di Wild Oats Xi, che ha conquistato la Line Honours di questa prestigiosa corsa per l’ottava volta, superando Morna/Kurrewa IV, che, negli anni tra il 1950 e il 1960, aveva avuto questo onore per ben sette volte. Regata durissima, come sempre, e con tanti ritiri anche di barche importanti, tra cui quelle dove erano impegnati i due italiani arrivati fino a Sydney per partecipare a questa avventura: il VOR 70 Giacomo (ex Groupama) con a bordo Francesco Mongelli, e lo Jutson 80 Brindabella, con a bordo l’atleta del Gruppo Sportivo dell’Aeronautica Militare Italiana Giancarlo Simeoli.
Per il primo la regata è terminata per la rottura dell’albero; a fermare il secondo, una via d’acqua apertasi a poppa di Brindabella.
"Certo me lo immaginavo diverso l’approccio alla Tasmania – scrive Francesco Mongelli – ed è stato un vero peccato, perché eravamo passati molto bene attraverso la prima notte di bolina con vento 25/30 nodi. Poi il secondo giorno di venti leggeri ed instabili ci aveva messo in difficoltà facendoci avvicinare dalle barche più piccole e leggere che arrivavano con il nuovo vento di poppa. Quando il vento è arrivato anche a noi abbiamo ricominciato a macinare miglia riguadagnando buona parte di quanto avevamo perso. Dopo qualche ora e qualche onda importante causata da un mare molto incrociato all’ingresso dello stretto di Bass, il nostro povero gennaker cede esausto lasciandoci affrontare le successive 200 miglia senza la configurazione ideale per la poppa con 12/15 nodi, un vero peccato! Nell’avvicinamento alla Tasmania il vento come previsto monta da 15 a 35 nodi in meno di 20 minuti. Finalmente queste sono le nostre migliori condizioni per percorrere le ultime 100 miglia, diamo una mano di terzaroli e il FRO (una vela da poppa frazionata per barche veloci con vento forte). La barca inizia ad essere veloce come dovrebbe, la velocità si mantiene oltre 20 nodi fissi il mare cresce altrettanto velocemente e così una planata a più di 25 nodi ci fa infilare la prua nell’onda successiva, cosa che per queste barche è da considerare normale, ma l'albero si carica all’inverosimile e qualcosa cede. In pochi attimi ci ritroviamo con il frullino in mano per sistemare l’albero rotto prima che distrugga la barca con lo sbattere delle onde. Ora navighiamo "tranquilli" verso Hobart a motore e con un armo di fortuna. Tutti stanno bene e si vede anche qualche sorriso. Prevediamo di arrivare sani e salvi prima che passi il prossimo fronte freddo. Il nostro ETA su Hobart è previsto tra due ore. Nel frattempo complimenti all’equipaggio di Wild Oats XI per la loro storica ottava line honours”.
Che le condizioni fossero dure lo conferma anche l’altro italiano impegnato in regata, l’atleta dell’Aeronautica Militare Italiana Giancarlo Simeoli, a bordo dello Jutson 80 australiano Brindabella, costretto al ritiro perché lo scafo aveva cominciato ad imbarcare acqua per la rottura dell’asse del timone:” La prova a cui sono sottoposti questi maxi yacht è simile ad una bolina con un laser all'ennesima potenza. Muri d'acqua fredda che si schiantano da altezze verticali gigantesche, facendo volare tutta l'imbarcazione, un susseguirsi di onde che deve essere assolutamente affrontato con il freno a mano tirato altrimenti il risultato è di un infinito lavoro al timone per salvarsi da uno schianto violentissimo. Peccato per il risultato, ma la regata, per quanto è durata, è stata esaltante”
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