Dopo le vittorie nella Transat Jacques Vabre in coppia con Pietro D’Alì a novembre 2007 e in The Artemis Transat in solitario a maggio di quest’anno, Giovanni ha perso per la prima volta il podio da quando ha cominciato a correre col Class 40 Telecom Italia. Ma non il buon umore. E nemmeno la voglia e il piacere di continuare a navigare in una classe dai budget limitati ma dalle prestazioni altissime, che rimette al centro delle competizioni sportive il valore umano degli skipper.
“Questa regata poteva andare meglio ma non possiamo vincere sempre, ogni tanto dobbiamo far vincere anche gli altri”, ha detto ridendo Giovanni non appena ha messo il piede in banchina. “Scherzi a parte, è stata una regata bellissima, per quattro o cinque giorni siamo planati sulle onde a 20 nodi. Purtroppo a Terranova abbiamo rotto lo spi medio, adatto alle condizioni di venti medi, intorno ai 20 nodi, che abbiamo incontrato in Atlantico. Poi non abbiamo azzeccato una scelta meteo: noi siamo andati a nord, mentre i due primi classificati si sono portati a sud. Hanno avuto ragione ma sono passati per un pelo perché dietro di loro si è creato un buco di vento e il resto della flotta ci è finito dentro. Dopo aver sempre usato lo spi piccolo, da tempesta, due giorni fa, mentre eravamo in terza posizione, abbiamo rischiato e abbiamo messo quello grande per tentare di raggiungere i primi e distaccare il quarto. Non è andata bene, si è rotto, e così abbiamo perso il podio. Le regate in genere si vincono quando si fanno meno errori degli altri. Questa volta noi qualche errore lo abbiamo fatto. E gli altri sono stati bravissimi ad approfittarne. Questa è la prova che la Class 40 è una classe molto competitiva, con barche ed equipaggi di livello altissimo. Gli scarti sono minimi, le regate appassionanti. E tra noi concorrenti si è creata un’atmosfera simpatica e conviviale. Tutti requisiti essenziali per riscoprire ancora, ad ogni regata, il piacere di navigare”.
Ha aggiunto Ciccio: “I nostri avversari hanno meritato di vincere, da parte nostra non c’è nessun rammarico, in fondo essere arrivati quarti su diciotto è un buon risultato. La parte più difficile credo sia stata quella iniziale, nel fiume San Lorenzo. 400 miglia che ci aspettavamo di percorrere con vento in poppa e che invece abbiamo faticosamente affrontato di bolina, tra nebbia, zanzare e poco riposo. A bordo abbiamo sofferto un po’ il freddo e il fatto di essere sempre bagnati ma l’intesa tra noi è stata ottima, ci siamo anche molto divertiti”.
Giovanni e compagni porteranno tra pochi giorni Telecom Italia a Lorient, nel cantiere francese Fr Nautisme, per una serie di lavori necessari dopo questo ciclo di regate
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